Sergio Costa tira dritto. Il ministro dell’ambiente è intenzionato a difendere il suo provvedimento con gli incentivi alla rottamazione delle auto inquinanti e gli...
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Fioramonti: «Tassa di 1 euro per un volo nazionale e 1.50 per un volo internazionale per finanziare la scuola»
Ci sono, per esempio, i 5 miliardi di euro annui di sgravi sul diesel per le automobili che oggi rendono il prezzo del gasolio più conveniente di quello della benzina alla pompa. Ridurre questo “sconto” comporterebbe di conseguenza un aumento del pieno di carburante per 17 milioni di automobilisti che oggi guidano una macchina diesel. Non proprio un provvedimento popolare. Ma anche le altre voci del lungo elenco predisposto da Costa rischiano di far alzare la tensione con le diverse categorie interessate. Ieri è uscita allo scoperto la Coldiretti. Il presidente dell’associazione dei coltivatori diretti, Ettore PRandini, ha parlato di un «attacco senza precedenti all’agricoltura più green d’Europa». Il taglio delle «Sad», infatti, comporterebbe un aumento del prezzo del gasolio per i trattori che sono alimentati unicamente con questo tipo di carburante. Il rischio, secondo Coldiretti, sarebbe quello di mettere fuori mercato il Made in Italy.
Non solo. L’altro timore che inizia a serpeggiare al ministero dell’Economia, è che la mossa di Costa possa aprire una sorta di vaso di Pandora. Che cioè anche altri ministri a caccia di risorse per finanziare interventi di spesa siano tentati di utilizzare la “diligenza” dell’ambiente. Non a caso ieri il ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha proposto il rincaro di un euro dei biglietti aerei per il suo piano per scuola e università da 3 miliardi di euro. Un’altra uscita non concordata con il Tesoro.
LA PRUDENZA
A via XX settembre, a poche settimane dal varo della manovra, si predica prudenza sulla tentazione del tassa-e-spendi dei ministri. C’è una trattativa in corso con l’Unione europea per avre una decina di miliardi di euro di flessibilità sul deficit. C’è l’economia che rallenta, con il Pil che il prossimo anno, come sarà certificato dalla prossima Nota di aggiornamento del Def, non andrà oltre lo 0,4% del Pil. Ci sono da trovare ancora tra i dieci e i quindici miliardi di euro per disinnescare totalmente l’aumento dell’Iva e finanziare i primi tagli del cuneo fiscale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero