Manchester, la pista libica e il basista, così si è preparato Abedi

Manchester, la pista libica e il basista, così si è preparato Abedi
Si è formato come terrorista all’estero, negli ultimi mesi era stato in Libia ma prima di tornare in Gran Bretagna è passato in Siria. E a Manchester poteva...

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Si è formato come terrorista all’estero, negli ultimi mesi era stato in Libia ma prima di tornare in Gran Bretagna è passato in Siria. E a Manchester poteva contare su un basista altrettanto formato che, tramite un telecomando, avrebbe potuto attivare la bomba se lui avesse avuto un attimo di esitazione. Portano nei due paesi considerati le attuali roccaforti dell’Isis le indagini sull’organizzazione che potrebbe aver supportato Salem Abedi. Gli analisti guardano con particolare attenzione all’azione militare avvenuta ieri a Tripoli, dove la milizia Rada ha arrestato sia il fratello, sia il padre. Il primo, più giovane di Salem sarebbe stato pronto ad organizzare un attentato proprio nella capitale libica. L’ipotesi, dunque, è che Salman Abdedi e suo fratello, Hashem, facessero parte di una cellula integralista basata a Tripoli o nelle vicinanze che ha sfruttato i continui spostamenti della famiglia che faceva avanti e indietro con la Gran Bretagna.


IL PADRE 
E’ soprattutto il padre dei due ragazzi, Ramadan Abdedi, ad avere aspetti contraddittori che in parte coincidono con quelli di un estremista. Il suo profilo Facebook racconta un uomo che recentemente ha partecipato alle elezioni politiche in Libia con orgoglio, tanto che nella foto all’uscita dalle urne ironizza sulla presenza del senatore repubblicano John Mc Cain e i suoi vicini di casa dicono che nei sermoni in moschea criticava l’Isis. Contemporaneamente, sempre sui social network Ramadan si dice preoccupato per l’arresto di figure rilevanti dell’islamismo radicale. Quando ha lasciato la Libia, del resto, Ramadan non era un semplice dissidente del regime di Gheddafi: era finito nella lista dei ricercati perché considerato affiliato al Lifg, gruppo dei combattenti islamici libici, dal 2001 nella lista delle organizzazioni affiliate ad Al Qaeda. Secondo alcune fonti, fondamentale nella formazione di Salman Abdedi sarebbe stato l’incontro con Abdalraouf Abdallah, suo coetaneo, in carcere in Gran Bretagna con l’accusa di aver aiutato alcuni “foreing fighters” ad arruolarsi.

IL FRATELLO
Il racconto che il fratello di Salman, Hashem, avrebbe fatto alle milizie che lo hanno arrestato è particolarmente dettagliato: l’attentatore di Manchester gli avrebbe consegnato tempo fa 4.500 dinari libici per organizzare un attentato a Tripoli. E il ragazzo, che studia ingegneria in Gran Bretagna, si sarebbe detto d’accordo, tanto che avrebbe partecipato a tutte le fasi precedenti all’organizzazione dell’attentato: «Ha confessato di aver aderito all’Isis con suo fratello e ha ammesso che era in Gran Bretagna durante la sua preparazione e che era totalmente al corrente di tutti i dettagli di questa operazione terroristica», si legge nel comunicato della milizia Rada. Una ricostruzione che alcuni analisti guardano con prudenza: guidata da Abdulrauf Kara e alleata al governo di al Serraj, è una organizzazione islamica radicale che ha fatto della battaglia all’Isis la propria bandiera. Proprio per questo, tutte le informazioni diffuse da questa milizia vengono sottoposte a diversi controlli. «E’ possibile che la famiglia Abdedi sia collegata in modo strutturato a Daesh - dice l’analista del Cesi Andrea Margelletti - ma è anche possibile che la sua unica base sia la stessa famiglia. In più occasioni, nei precedenti attentati, è successo che gli autori di un attentato fossero imparentati tra loro».

LA BATTAGLIA DI SIRTE

Se davvero la base logistica dell’attentato di Manchester è in Libia, Salman Abdedi potrebbe aver risposto alla chiamata alle armi dell’Isis lanciata dopo la battaglia di Sirte di un anno fa. Allora Daesh fece una vera e propria chiamata alle armi, perché tutti i jihadisti accorressero per preparare la riscossa. Dopo l’attentato di Berlino, il Wall street journal ha scritto che anche Anis Amri aveva risposto a quella chiamata ed era stato in Libia per un certo periodo. Lo stesso meccanismo potrebbe aver funzionato anche su Abdedi.
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Il Messaggero