Lubitz, la strage era pianificata da tempo: «Ha deviato la rotta, voleva morire lì»

Lubitz, la strage era pianificata da tempo: «Ha deviato la rotta, voleva morire lì»
Gli aeroclub di Montaubaur, il paese dove è cresciuto Andreas Lubitz, e quello di Sisteron, dietro la montagna dove ha fatto schiantare l'Airbus di Germanwing, sono gemellati...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Gli aeroclub di Montaubaur, il paese dove è cresciuto Andreas Lubitz, e quello di Sisteron, dietro la montagna dove ha fatto schiantare l'Airbus di Germanwing, sono gemellati da sempre. Per questo Andreas conosceva e amava quelle montagne, e per questo il suo potrebbe non essere frutto di un raptus di follia, ma di una folle premeditazione. Ne è sicuro Jean-Pierre Revolat, istruttore a Sisteron: «Certo non ho nessuna prova, ma abbiamo l'impressione che abbia modificato la traiettoria per finire proprio qui». Ieri Francis Keser, anche lui dipendente alla scuola di volo di Sisteron, ha raccontato che Andreas «veniva qui fin da quando aveva nove anni, con i suoi genitori» e che «conosceva benissimo il posto, non può essere soltanto una coincidenza».




Ancora più categorico un amico di famiglia che ha voluto restare anonimo, e che ieri ha raccontato a Metronews che Andreas è venuto in vacanza all'aeroclub di Sisteron fino al 2003 con i suoi genitori: «andavano sempre al campeggio vicino al club». E non è tutto, la famiglia, come molti altri tedeschi, avrebbe anche frequentato il club di volo di Seyne-les-Alpes, proprio quel paesino sotto al massiccio de l'Evêché dove oggi si trova la camera ardente per le vittime del volo 4U9525.



«NON È UN RAPTUS»

D'accordo anche gli psicologi: una crisi suicida può durare settimane. Inoltre è sorprendente che, durante tutti gli otto minuti che è durata la terribile discesa dell'Airbus, mentre era chiuso nella cabina di comando, sordo agli appelli della torre di controllo e alle grida del comandante chiuso fuori, non abbia mai vacillato, mai detto una parola, mai accelerato il respiro, come dimostrerebbe la traccia audio della scatola nera. «Tanta determinazione è sconvolgente - ha notato ieri uno psichiatra su quotidiano “Le Parisien” - Non basta una depressione o l'assunzione di farmaci antidepressivi per spiegare un gesto come questo. Bisogna aspettare la fine dell'inchiesta, vedere se ci sono altri elementi. La determinazione di quegli otto minuti non fa pensare a un gesto brutale o a un raptus».



TANTE OCCASIONI


Andreas avrebbe potuto compiere il suo gesto tante altre volte. «Era felice di pilotare, era molto efficiente ai comandi, per questo l'ho lasciato a volte solo nel cockpit per andare in bagno» ha confidato Frank Woiton, anche lui pilota a Germanwings. Lo conferma Michael F. Anche lui è stato un passeggero dell'Airbus 320 D-AIPX martedì 24 marzo. Era sul volo di andata, Düsseldorf-Barcellona, a bordo lo stesso equipaggio del volo di ritorno. «Sedevo in quinta fila e potevo vedere la parte anteriore - ha raccontato - Probabilmente la toilette vicina alla cabina di comando era rotta, visto che la luce rossa che segnala che il bagno è occupato è rimasta accesa per tutto il viaggio. Dopo circa un'ora di volo, ho visto attraverso la tenda che si è aperta la porta della cabina: il capitano ha attraversato tutto l'aereo per andare nella toilette in coda. Poi è tornato indietro e ha aperto di nuovo la porta della cabina». Michael, 45 anni, ha raccontato a Bild di un viaggio «tranquillo», di un aereo «assolutamente normale» senza nessun problema. «Provo a reprimere il pensiero ma torna sempre, ha continuato: perché non l'ha fatto durante il volo di andata?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero