La lezione di Malala: documentario da oggi in sala sull’incredibile parabola della ragazza pakistana sopravvissuta all’odio integralista

La lezione di Malala: documentario da oggi in sala sull’incredibile parabola della ragazza pakistana sopravvissuta all’odio integralista
«La scuola era la mia casa», dice a un certo punto Malala ricordando il tempo in cui viveva in Pakistan, prima di quel 9 ottobre 2012 quando un Talebano sparò a lei e a due...

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«La scuola era la mia casa», dice a un certo punto Malala ricordando il tempo in cui viveva in Pakistan, prima di quel 9 ottobre 2012 quando un Talebano sparò a lei e a due amiche, sull’autobus che da scuola la riportava a casa. Da piccola, il futuro premio Nobel per la pace giocava a fare l’insegnante nell’aula vuota. In quella scuola messa su dal padre con centocinquanta dollari. «La scuola era la mia casa», dice Malala Yousafzai nel bel docu-film del premio Oscar Davis Guggenheim. E nelle scuole italiane arriverà il documentario del gruppo 21st Century Fox, dopo il passaggio nelle sale cinematografiche, dove sarà già oggi, e dopo quello su Sky Italia, entro l'inizio del 2016.


L’ANNUNCIO

Perché il diritto all'istruzione, che in Occidente diamo per scontato, è un bene prezioso «e anche se i diritti fondamentali sembrano acquisiti - sottolinea l'amministratore delegato di Sky, Andrea Zappia - non si è mai sufficientemente al sicuro». Per questo, Zappia ha annunciato che Sky porterà il documentario su Malala nelle scuole italiane, grazie a un accordo col ministero dell'Istruzione e con Agiscuola. Concetti condivisi dalla presidente della Camera, Laura Boldrini che proprio a Montecitorio, nella sala della Regina, ha voluto ospitare ieri la prima del documentario di Sky.

«I nostri ragazzi hanno bisogno di esempi e quello di Malala è un esempio di libertà, il coraggio di difendere il proprio diritto all'istruzione», sostiene Laura Boldrini. Un gran bell'esempio per i nostri ragazzi. Un pessimo esempio per i Talebani che hanno considerato Malala pericolosa. Tanto da volerla uccidere. Chi più chi meno, sapete già di questa ragazzina, il premio Nobel più giovane della storia. Il suo stesso nome, nel mondo, è sinonimo di indipendenza, fierezza, coraggio. E difesa del diritto a sapere. Viveva nella valle dello Swat, aveva 15 anni e ripeteva a tutti che per lei leggere e studiare erano la cosa più importante. Un soggetto inquietante per i talebani, Malala, davvero un cattivo esempio per le altre ragazze che dovevano, devono, rimanere ignoranti. Bisognava darle una lezione. Fu cosi che le spararono tre proiettili in viso. Per farla morire. Invece è diventata il simbolo vivente del coraggio femminile.



IL DOC

Nel documentario firmato da Guggenheim si capisce molto di come si diventa Malala Yousafzai. Tanto si deve a quel che ascoltava in famiglia e infatti il primo a parlare è suo padre, un insegnante. Ricorda quel che pensava mentre, al capezzale della figlia, si tormentava temendo che morisse per colpa sua, perché l' aveva voluta cosi: avida di sapere, curiosa di tutto. Anche della politica. «Ci dirai che è stata colpa nostra. Che non dovevamo spingerti a prendere quelle posizioni. In fondo eri una bambina». Ma Malala, miracolosamente piena di ottimismo ed energia anche se porterà a lungo sul viso e sul corpo gli effetti dell'attentato, non rimprovera nulla ai genitori. Anzi. Il padre è con lei in ogni viaggio, perché Malala è il simbolo di quel che non tutti apprezzano: un futuro migliore implica studiare tanto e sognare un po'».



Il padre, non a caso insegnante, è l'uomo chiave per la ragazzina che Malala è diventata e la giovane donna che diventerà. È lui che interroga le ragazze di un villaggio in Kenya. Cosa volete fare da grandi? «L'avvocato», dicono quelle. Oppure “il medico”. Nessuna ha avuto genitori istruiti. Sono le prime della famiglia e sanno che molto del cambiamento del Paese dipenderà da loro. Nel documentario si vede il “prima” e il dopo.



La vita in Pakistan, raccontata con disegni fiabeschi, e la realtà di oggi a Birmingham, UK, dove Malala va a scuola con le sue coetanee, ragazze lontane dagli usi pakistani. «Cambiano fidanzati e portano gonne corte. Due cose che non fanno per me», dice Malala.


Guggenheim mostra interni di famiglia, parlano i fratelli, ma la madre quasi non si vede. Comparirà quasi a metà del documentario. Com'è oggi e com’era. E' andata a scuola solo qualche giorno, la madre di Malala. «Poi ha venduto i libri per qualche caramella. Nessuno le ha mai chiesto di tornarci», dice sua figlia nel documentario. Lei, Malala, invece continuerà.

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Il Messaggero