Covid 19, il chirurgo Giovanni Baiano: «Tumori, una crescita preoccupante»

Chirurgo, Giovanni Baiano
Meno prevenzione, diagnosi precoci ridotte, più tumori da operare. Un'equazione tanto reale quanto preoccupante all'epoca del Covid 19. Un dato che si sta...

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Meno prevenzione, diagnosi precoci ridotte, più tumori da operare. Un'equazione tanto reale quanto preoccupante all'epoca del Covid 19. Un dato che si sta registrando in tutta Italia ed è vissuto in prima linea da chi in sala operatoria entra tutti i giorni. Giovanni Baiano, chirurgo alla Casa del sole di Formia, racconta come si viva quotidianamente un cambiamento che sta diventando un problema di sanità pubblica e rischia di avere conseguenze molto serie. «Nella nostra realtà - dice - operavamo in un anno dieci tumori dello stomaco. Dall'inizio del 2021 siamo già oltre la metà. Non solo, se prima questo intervento riguardava la sesta-settima decade della vita, ora vediamo tumori relativi alla quinta sesta».

Si è abbassata l'età in cui si presenta il tumore. Il motivo? Il timore che a causa del Covid fosse un problema andare in ospedale o sottoporsi allo screening presso un ambulatorio. Invece la prevenzione, anche se tra comprensibili difficoltà, resta l'unica arma per prendere in tempo eventuali patologie tumorali, intervenire al momento dell'insorgenza con cure adeguate e quindi evitare che si arrivi a un'operazione che nella maggior parte dei casi è particolarmente invasiva.
«Per i tumori il ritardo diagnostico vuol dire che quando si formula la diagnosi la stadiazione è più alta e peggiore la prognosi - aggiunge Baiano - Tutti i tumori generalmente hanno 4 stadi. Il primo è quello più favorevole e comporta a 5 anni dal trattamento una sopravvivenza superiore al 95%. Il quarto è il peggiore : sussistono già le metastasi a distanza e la sopravvivenza difficilmente supera i 2 anni».
C'è altro, da prendere in considerazione: «Il primo ed il secondo stadio quasi sempre permettono al chirurgo un'eradicazione completa,con R zero cioè senza residuo di tumore macroscopico. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, non c'è bisogno di chemio e radioterapia».
Tanto è evidente la diagnosi precoce - anche attraverso le varie campagne di screening attivate sul territorio in collaborazione tra Asl e Lega Tumori - quanto è dannoso il ritardo diagnostico e di conseguenza terapeutico. «A quel punto servono risposte sanitarie pronte sia per spazi e disponibilità di procedure diagnostiche - dice ancora Baiano - sia presso gli ambulatori specialistici, con la possibile creazione di liste di attesa o presso le sale operatorie e le terapie intensive post operatorie».

I DATI AGENAS

Intanto a porre l'accento sui mancati screening e ritardi diagnostici è anche l'Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: in nove mesi, da gennaio a settembre 2020, si sono perse In Italia 52 milioni di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche: un calo di circa il 30%. È saltato uno screening mammografico su tre (-30,3%) e la battuta di arresto ha colpito anche gli interventi chirurgici per tumore al seno (-22%) alla prostata (-24%), al colon (-32,6%) e al polmone (-18%)
«C'è anche un altro elemento da valutare conclude Baiano ed è legato al cibo che assumiamo. Va fatta attenzione e anche questa è una forma di prevenzione, siamo a pochi chilometri dalla cosiddetta terra dei fuochi e sulla provenienza di ciò che mangiamo dobbiamo avere massima accortezza».


Giovanni Del Giaccio
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Il Messaggero