L'intervista Nino Benvenuti

L'intervista Nino Benvenuti
ROMA Nino Benvenuti è diventato cittadino romano poco dopo le Olimpiadi del 1960 che lo hanno visto protagonista. Di quei Giochi così straordinari il grande Nino ricorda ogni...

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ROMA Nino Benvenuti è diventato cittadino romano poco dopo le Olimpiadi del 1960 che lo hanno visto protagonista. Di quei Giochi così straordinari il grande Nino ricorda ogni dettaglio. «Il sentimento che mi è rimasto dentro - racconta Benvenuti - è l'affetto e la simpatia di chi ha vissuto quell'esperienza».

Adesso la Capitale si candida per organizzare le Olimpiadi del 2024. Roma può farcela?
«Roma e l'Italia hanno tutto per riuscire nell'impresa di riportare qui i Giochi. C'è davvero tutto, a Roma: la bellezza, la tradizione sportiva, una grande ospitalità».
Lei ha vissuto l'esperienza del 1960 e conosce la città. Dica la verità: non avverte controindicazioni?
«No. Anzi, avremmo un vantaggio: nel 2024 la nostra sarebbe un'Olimpiade ultramoderna. Ma anche quella del 1960 lo era già».
Quali sono i vantaggi di Roma?
«L'essere una città antica con grandi aperture, l'essere abituata ad accogliere chi arriva e lasciare a tutti qualcosa di speciale. Poi qui si verrebbe per un'Olimpiade».
Un viaggio che vale la pena di affrontare, quindi.
«La gente verrebbe perché l'Olimpiade è l'avvenimento più importante del mondo ma non solo: verrebbe perché questa è Roma e poter dire c'ero anch'io».
Che atmosfera si respirava nell'estate del 1960 nella Città Eterna?
«Si avvertiva ovunque l'affetto e la simpatia dei romani e, al di là del risultato, della mia medaglia d'oro, dico che quei Giochi, anzi quei giorni, sono indimenticabili».
Lei ha vissuto nel Villaggio olimpico. Davvero unico quello di Roma?
«Dico davvero ospitale e a misura d'uomo per le esigenze di tutti, dei grandi atleti e dei dirigenti».
Quando si parla di Olimpiadi da organizzare, in molte città ci sono i contrari, quelli che i Giochi non li vorrebbero mai. Sarà così anche per Roma 2024?
«Chi non li vuole c'è sempre, Adesso bisognerà far capire a tutti non solo la bellezza e l'entusiasmo di questa competizione ma anche i vantaggi che si avranno. Certo, capisco che c'è una parte di persone che non gradiscono avere per tanto tempo degli ospiti, ma la bellezza di un'Olimpiade è anche questa».
Il Cio permette, adesso, di far svolgere delle gare fuori dalla sede principale. Il rischio, diciamo così, per diversi atleti è quello di non respirare mai la vita del Villaggio.

«Come dire: non ho fatto le Olimpiadi di Roma. Sarebbe un peccato, ma è il prezzo che i Giochi sempre più grandi sono costretti a pagare. Noi nel 1960 eravamo piccoli, modesti, ma abbiamo vissuto - e ho vissuto - emozioni incancellabili».
C.S.
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Il Messaggero