Julia, in ansia per i parenti in Ucraina

Julia, in ansia per i parenti in Ucraina
LA STORIA «Credo nel mio popolo, un popolo che ha tanta voglia...

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LA STORIA


«Credo nel mio popolo, un popolo che ha tanta voglia di libertà». Sono le parole di Julia, 31 anni originaria dell'Ucraina, da sei anni a Latina . «Vengo da Ternopil, nella parte occidentale del Paese, a circa 200 km dal confine con la Polonia. Tutta la mia famiglia è lì. I miei genitori, zii, cugini e nipoti. racconta Sono tutti chiusi nei bunker. Sono molto in pensiero per loro, ci sentiamo ogni giorno». Julia racconta di aver chiesto ai genitori di raggiungerla in Italia. «Non vogliono lasciare il Paese. Qui c'è la nostra casa, il nostro giardino mi dicono. Per mio padre che ha 53 anni, come per tutti gli uomini dai 16 ai 60 anni, c'è il divieto di uscire dai confini. Ma comunque loro non vogliono andare via, vogliono difendere il Paese. E le donne vogliono restare accanto ai figli, mariti e padri». L'invasione ha risvegliato l'orgoglio nazionale, le comunità si stringono insieme. « Le persone si stanno organizzando come possono. Ospitano e danno cibo e riparo a chi arriva da Kiev e dalle zone in cui il conflitto è più violento». Trema la voce di Julia mentre continua a raccontare: «Nei primi giorni dell'invasione la paura mi ha paralizzato, era mio padre a darmi coraggio da lì. Non capivo cosa dovevo e potevo fare: quando sono venuta a Latina ero sola, qui ho trovato l'amore, oggi sono sposata e ho due figlie. Se fossi stata ancora sola sarei partita per difendere il mio Paese». È con grande fatica che riesce a sentire i familiari che vivono nella parte sud-orientale dell'Ucraina, vicino alla Crimea. Dopo vari tentativi le risponde una cugina che vive a Beryslav, nella provincia di Cherson. Città fortemente bombardata, dove è impossibile stare al sicuro. Ha due figlie piccole e il marito che sta nella parte occidentale del Paese e non riesce a raggiungerle. «Hanno cercato di spostarsi, ma le strade sono bloccate in più punti, è impossibile transitare anche per la presenza massiccia di soldati russi che ti chiedono cibo o soldi e se non hai nulla rischi la vita. spiega Julia - Sparano ovunque, anche sulle case e sui civili. Mia cugina e le sue bambine sono riuscite a raggiungere alcuni familiari nella vicina Vradiivkadi, nella provincia di Mykolaiv, una zona pericolosa ma più sicura perché sono al riparo nei bunker. Sono al freddo, a volte manca la corrente, altre l'acqua e il gas. Sono tanti gli anziani, le donne e i bambini che non sono riusciti a fuggire». «Le mamme sono costrette a spiegare ai figli cos'è la guerra. I bambini hanno imparato a distinguere il rumore di una bomba da quello di un missile. Sono terrorizzati. Mia nipote ha chiesto alla mamma: Ma che infanzia è la mia, sotto le bombe? ».


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Il Messaggero