Jeremy Irons: «Il mio set con l’amico Tornatore»

Jeremy Irons: «Il mio set con l’amico Tornatore»
MARRAKESH - S'inchina al pubblico Jeremy Irons, che al Festival di Marrakesh riceve un omaggio nel corso di una serata da mille e una notte, tra le standing ovation della...

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MARRAKESH - S'inchina al pubblico Jeremy Irons, che al Festival di Marrakesh riceve un omaggio nel corso di una serata da mille e una notte, tra le standing ovation della giuria guidata da Isabelle Huppert e le strette di mano di sua Altezza Reale il principe Moulay Rachid.




Il giorno dopo, una lunga tunica di lino che lo fa sembrare ancora più elegante ed ascetico, il grande attore inglese 66enne assapora tè alla menta tra le palme, i fiori e i profumi di un giardino mediterraneo. Una pausa gradevole prima di sbarcare sul set di uno dei film più attesi della prossima stagione: La corrispondenza, diretto dal premio Oscar Giuseppe Tornatore. «Sono molto eccitato», dice Irons.



È una storia d’amore ai tempi di internet: Jeremy è uno scienziato e scambia mail, video, dvd con l’allieva e sua innamorata Amy (l’attrice americana Blake Lively). Un giorno muore ma questa corrispondenza virtuale continua... Le riprese si svolgeranno in Scozia, Yorkshire, Alto Adige, Piemonte.

Irons, che tipo è il suo personaggio?

«Si chiama Ed e fa l’astrofisico. È il protagonista di una storia d’amore appassionata, romantica, assoluta. La sceneggiatura mi ha stregato».



Che cosa sa del cinema italiano?

«Sta attraversando un momento d’oro. Avevo già lavorato con Bertolucci, in Io ballo da sola, e con Zeffirelli in Callas Forever. È un piacere tornare su un set italiano».



Quanto è interessato alla scienza?

«Da ragazzino sognavo di diventare veterinario, ma la mia formazione è umanistica. E ho appena girato The Man who knew Infinity, sulla storia del matematico indiano Srinivasa Ramanujan. In questo periodo i film dedicati agli scienziati, come La teoria del tutto, che ha per protagonista Hawking e mi ha commosso fino alle lacrime, e The Imitation Game, incontrano l’interesse del pubblico. A di là dell’aspetto teorico, toccano il cuore».



Ha alternato ai film d’autore dei blockbuster come “Die Hard” e l’imminente “Batman contro Superman”...

«Ogni tanto mi piace raggiungere il grande pubblico».



Quali titoli hanno segnato la sua carriera?

«Sicuramente Inseparabili di Cronenberg, in cui ho interpretato due fratelli gemelli. Poi Mission, un classico. E Lolita anche se, dato il tema scabroso, ha avuto una diffusione limitata. Di recente mi è piaciuto girare Margin Call sulla crisi economica».



È molto diverso il cinema da quando iniziò a recitare?

«Le mode oggi cambiamo con una rapidità impressionante ed è sempre più difficile per i giovani attori, come mio figlio Max, costruirsi una solida e duratura carriera».



È noto il suo impegno ambientalista e per i diritti umani. Mai pensato di entrare in politica?


«No. Nell’abbattimento delle frontiere tra popoli, tradizioni e mentalità diverse il cinema e la cultura possono esercitare un’azione molto più incisiva».





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Il Messaggero