Compleanno di Fra Diavolo, il brigante di Itri compie 250 anni

Compleanno di Fra Diavolo, il brigante di Itri compie 250 anni
 E' una delle figure più conosciute e più amate, ma anche tra le più controverse della storia itrana. Ieri ricorreva il 250esimo anniversario della...

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 E' una delle figure più conosciute e più amate, ma anche tra le più controverse della storia itrana. Ieri ricorreva il 250esimo anniversario della nascita, avvenuta il 7 aprile 1771, di Michele Arcangelo Domenico Pasquale Pezza (i quattro nomi risultano dal registro dei battezzati al numero 509 della parrocchia di Santa Maria Maggiore, chiaramente in latino), comunemente noto come Fra' Diavolo, personaggio chiave della resistenza antifrancese. Brigante e militare italiano, noto per aver preso parte alle insorgenze dei movimenti legittimisti sanfedisti, è una figura simbolo del paese aurunco (fu giustiziato per impiccagione in piazza del Mercato a Napoli l'11 novembre 1806, vestito con l'uniforme di brigadiere dell'esercito borbonico), secondo di 12 figli di Francesco Pezza e di Arcangela Matrullo. La famiglia che si dedicava al commercio delle olive e dell'olio viveva in via Sant'Angelo, nella zona alta di Itri, all'ombra del campanile della chiesa dell'Annunziata. Michele Pezza deve il suo soprannome ad un maestro che lo apostrofò Fra' Diavolo perché lo faceva disperare e all'abito da frate che la madre gli fece indossare da piccolo. Un titolo al quale aggiunse quello di comandante, quando militò sotto i Borboni. Il giovane Michele aveva un debole per il gioco e per le belle donne e in una rissa ci scappò il morto, cui seguì un secondo delitto per difendersi dalla vendetta della famiglia della vittima. Ebbe inizio una lunga latitanza tra le montagne degli Ausoni e degli Aurunci. Il sindaco Antonio Fargiorgio ricorda così quel periodo: Fra' Diavolo non è stato un brigante come si è voluto far passare per anni. In realtà è stato un vero e proprio eroe del territorio, annoverato come uno dei primi partigiani ante litteram che ha difeso con tutte le sue forze questo territorio dall'invasione francese.


Andrea Gionti
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Il Messaggero