Israele, eretto muro al confine con la Giordania. Netanyahu: «Una gabbia contro le belve»

Israele, eretto muro al confine con la Giordania. Netanyahu: «Una gabbia contro le belve»
Israele è una «villa nella giungla» circondata da «bestie feroci». Per il premier israeliano e il suo governo di destra i negoziati con i...

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Israele è una «villa nella giungla» circondata da «bestie feroci». Per il premier israeliano e il suo governo di destra i negoziati con i palestinesi non hanno senso, la leadership palestinese è inesistente, il piano di pace saudita insufficiente e l'unica soluzione per difendere il paese è chiuderla in una grande gabbia. Cemento armato, reticolati e mine anti-uomo. Un progetto miliardario per «difendere Israele dal Medio Oriente così come è oggi e così come potrebbe diventare in futuro».


L'intifada dei coltelli continua a mietere vittime più tra i giovani attaccanti che tra i soldati e i civili israeliani e il governo non sa come fermarla. Netanyahu, ieri, ha fatto un sopralluogo a nord di Eilat, la cittadina balneare sul mar Rosso, dove è in fase di costruzione una barriera di trenta chilometri lungo il confine con la Giordania. Doveva essere una zona più aperta nelle menti di Rabin e re Hussein all'epoca della storica firma del trattato di pace ma la mancanza di un accordo con i palestinesi e la situazione destabilizzata in tutta la regione ha modificato il quadro e il premier non sembra trovare altro modo per difendere il paese che l'arroccamento. Qui la barriera seguirà il tracciato del confine come nel deserto a sud dove gli anni scorsi hanno visto alcuni tentativi di infiltrazione dall'Egitto e nel nord dove è sempre possibile una nuova guerra con gli Hezbollah libanesi.
 
UNA VILLA NELLA GIUNGLA
Netanyahu ha avvertito che saranno chiuse anche le "falle" in Cisgiordania, ossia nei territori occupati dove il grande Muro di cemento e le altre barriere hanno tracciato una linea “difensiva” che ha strappato terre e case ai palestinesi rendendo sempre più difficile la loro vita quotidiana. Fu l'ex primo ministro Ehud Barak a parlare di Israele come una «villa nella giungla» e ai giornalisti che lo accompagnano nel sopralluogo di ieri Netanyahu si è servito della stessa definizione. «Diranno: ma cosa volete fare, circondare la villa? La mia risposta è sì. Nell'ambiente in cui viviamo - ha insistito - dobbiamo guardarci dalle belve. Un’opera del valore di miliardi da costruire gradualmente in più anni ma da completare per difendere il Paese». Non è entrato nei dettagli ma almeno lungo la cosiddetta “linea verde", ossia il tracciato dell'armistizio del 1967, Israele intende appropriarsi di altre terre palestinesi. Soprattutto a ridosso delle colonie che avanzano rendendo sempre meno possibile la creazione di uno stato palestinese indipendente accanto a Israele. La maggioranza dei giovani, spesso bambini, protagonisti dell'intifada dei coltelli provengono da villaggi in Cisgiordania e hanno attaccato (anche ieri due aggressioni) coloni o militari ai posti di blocco all'interno del territorio occupato. Il Muro, in questi casi, non costituisce una difesa. E non lo è contro quei giovani arabi nati e cresciuti nei villaggi e quartieri intorno a Gerusalemme o contro i pochi arabi israeliani coinvolti negli attacchi degli ultimi mesi.

GLI SPECIALISTI

Se la barriera è un progetto a fasi, oggi specialisti dell'esercito sono impegnati su due fronti alla ricerca di tunnel sotto il confine con Gaza e, a Nord, con il Libano. Hamas continua a costruirle anche se la sua leadership sostiene di non voler un altro scontro armato con Israele. Netanyahu ha sollecitato l'esercito a demolire i tunnel simili a quelli che furono usati dai militanti di Hamas durante l'ultima guerra . Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero