Irpef in aumento in 469 comuni: 33 sono nelle province del Lazio

Il ministro Tria
Sono 469 i Comuni che hanno finora scelto di aumentare l’addizionale Irpef, dopo i tre anni di blocco degli incrementi di tutte le tasse locali. La verifica, ancora...

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Sono 469 i Comuni che hanno finora scelto di aumentare l’addizionale Irpef, dopo i tre anni di blocco degli incrementi di tutte le tasse locali. La verifica, ancora provvisoria, l’ha fatta la Corte dei Conti nel suo “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica”. Tra le municipalità che hanno optato per l’aumento - a quanto risulta consultando la banca dati sul sito del Dipartimento Finanze - non ci sono per ora grandi città, ma figurano comunque alcuni capoluoghi di provincia come Barletta, Lucca, Lecce, Mantova e Rimini ed altri centri di medie dimensioni. Obiettivo dell’analisi dei magistrati contabili era capire come Regioni e Comuni hanno usato la leva fiscale che il governo ha riconsegnato loro con la scorsa legge di Bilancio, quando ha deciso di non prorogare il precedente divieto di rivedere le aliquote verso l’alto. 


REGIONI FERME
Per quanto riguarda le Regioni, non ci sono novità significative né sull’Irap né sull’addizionale Irpef (quest’ultima imposta in alcune aree del Paese, come il Lazio, è stata spinta verso l’alto anche dai piani di rientro dai deficit sanitari). Più variegata la situazione a livello comunale. Per prima cosa va premesso che gli incrementi relativi al 2019 saranno percepiti dai cittadini interessati solo a partire dal prossimo anno. Questo perché l’addizionale viene versata con un meccanismo complesso, che prevede un saldo e un acconto: quest’ultimo però, che è pari al 30 per cento, viene comunque calcolato in base all’aliquota dell’anno precedente: questo vuol dire ad esempio che l’acconto 2019 in pagamento quest’anno (per lavoratori dipendenti e pensionati viene trattenuta mensilmente a partire da marzo) è ancora calibrato sul livello di tassazione “congelato”. C’è tempo fino al 20 dicembre per inviare al ministero dell’Economia e delle Finanze le delibere con gli eventuali aumenti per l’anno. Con questa premessa, l’analisi della Corte dei Conti si sofferma sui 3.699 Comuni (su un totale di 7.971) che hanno già trasmesso al Mef la delibera relativa all’addizionale: questa può confermare aliquote ed eventuali esenzioni in vigore (magari andando a modificare altri aspetti minori) oppure cambiarle, in un senso o nell’altro. Un caso particolare è quello dei centri in cui l’addizionale non è stata finora applicata, che hanno quindi la possibilità di istituirla; per tutti gli altri i margini di manovra sono limitati perché oltre 3 mila municipalità avevano portato già negli anni precedenti l’aliquota al livello massimo dello 0,8 per cento. Il tetto non può essere superato salvo nei casi esplicitamente previsti dalla legge (sostanzialmente solo Roma, che ha un’addizionale allo 0,9% a causa del debito storico). La legge dà anche la possibilità di fissare esenzioni per i redditi bassi o per situazioni specifiche come la presenza di portatori di handicap.

GLI SCAGLIONI

Stando così le cose, sono appunto 469 le municipalità che hanno deciso per l’aumento. Di queste circa la metà (224) applicano una sola aliquota, mentre le altre 245 sfruttano la possibilità di applicare aliquote progressive in base agli scaglioni dell’Irpef nazionale, sempre con il limite dello 0,8 per cento. Al momento risultano compresi nell’elenco, oltre ai cinque capoluoghi, alcuni centri medio-grandi come Aversa, Busto Arsizio, Imola, Sesto San Giovanni. Guardando alle Regioni, i Comuni che aumentano sono oltre 100 in Lombardia, 70 in Piemonte, più di 40 in Campania e una trentina sia in Emilia Romagna che in Calabria e nel Lazio. In quest’ultima Regione tra i centri più importanti che hanno deliberato un incremento del prelievo ci sono Fondi e Formia in provincia di Latina, Montefiascone in quella di Viterbo, Pontecorvo e Piedimonte San Germano in provincia di Frosinone. Per quanto riguarda la provincia di Roma Fiano Romano ha modificato in leggero aumento lo schema delle aliquote applicate, mentre Monterotondo non ha incrementato la misura del prelievo andando però a ridurre leggermente la soglia di reddito dell’esenzione. In controtendenza Civitavecchia che ha ridotto l’aliquota, in precedenza al livello massimo.
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Il Messaggero