Il volo Copenaghen-Roma sfiorato da un caccia russo

Il volo Copenaghen-Roma sfiorato da un caccia russo
IL CASOROMA Secondo la Nato nei cieli europei, dall'inizio dell'anno, sono stati intercettati più di 100 aerei militari russi “fuori rotta”, il triplo di quelli...

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IL CASO
ROMA Secondo la Nato nei cieli europei, dall'inizio dell'anno, sono stati intercettati più di 100 aerei militari russi “fuori rotta”, il triplo di quelli dell'anno scorso. Oltre all'abbattimento lo scorso luglio del volo Mh17 della Malaysian airlines sull'Ucraina con 289 vittime (il Boeing fu «colpito da oggetti ad alta velocità provenienti dall'esterno»), in altri 40 casi negli ultimi otto mesi si è sfiorato l'incidente tra velivoli russi e velivoli occidentali. Ieri è venuto alla luce un altro episodio. Il 3 marzo scorso, quindi prima dell'incidente del Boeing della Malaysia, un aereo della compagnia aerea scandinava Sas, in volo da Copenaghen a Roma con 132 persone a bordo, ha evitato di un soffio la collisione con un bombardiere russo Ilyushin sopra la città svedese di Malmoe.

EVITATA LA COLLISIONE

I due velivoli sono passati a circa 90 metri l'uno dall'altro, quando la distanza di sicurezza è di 300 metri. Lo ha reso noto solo ieri un rapporto del think tank britannico European leadership network (Eln). L'aereo russo pare avesse il transponder spento per rendere più difficile la sua localizzazione e, sempre secondo il rapporto, la possibile «grave perdita di vite» sarebbe stata evitata soltanto grazie «alla buona visibilità e alla prontezza dei piloti». Secondo i dati dell'Eln, con la crisi ucraina il numero degli incontri militari ravvicinati tra russi e occidentali è tornato ai livelli della Guerra fredda: sfiorati almeno 40 incidenti con le forze armate di Mosca. «Secondo me, si corre il rischio di esagerare», commenta il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa. E spiega: «Nel caso del 3 marzo scorso si è detto che il bombardiere Ilyushin avesse il transponder spento e che per questo non era stato visto. Ma anche con il transponder spento l'aereo avrebbe dovuto lasciare traccia sui circuiti radar».
Carlo Mercuri
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Il Messaggero