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«Vaccini anti-Covid, troppe linee aperte per categorie di età a discapito dei più fragili». E' questa la principale critica mossa da più parti al piano regionale del Lazio che a cascata si riflette nelle province e quindi anche sul territorio pontino. Volendo semplificare il discorso si osserva che molti anziani over 80, tra i primi a prenotarsi, sono ancora in attesa della prima dose (in provincia di Latina oltre la metà, circa 26mila su 45mila) mentre cittadini più giovani, in assenza di particolari patologie, sono stati già vaccinati. I medici di famiglia dal primo marzo avrebbero dovuto attivare un percorso che li avrebbe portati alle vaccinazioni Pfizer dei pazienti estremamente vulnerabili e invece in venti giorni hanno ricevuto, non tutti per altro, appena 11 dosi di Astrazeneca non somministrabili in presenza di determinate patologie.
A DOMICILIO
«Ma la situazione più sconcertante ha segnalato il dottor Salvatore Schintu, medico di medicina generale del distretto Lt2 riguarda i soggetti estremamente vulnerabili, impossibilitati a recarsi presso i centri vaccinali.
Sono circa duemila i pontini con codice C05, non vedenti o ipovedenti. Angelo Ciccone, presidente dell'Unione italiana ciechi e degli ipovedenti sezione di Latina -, con 300 iscritti, ha segnalato due ordini di problemi: «Inizialmente la disponibilità dei centri vaccinali ha spiegato - è stata solo a livello romano, per cui alcuni dei nostri iscritti si sono vaccinati in trasferta. La seconda difficoltà ha riguardato la questione accompagnatori. In un primo momento il caregiver poteva essere vaccinato con l'utente C05, ma da venerdì scorso per l'accompagnatore si deve seguire un altro percorso. Bisogna essere fortunati per far coincidere le due vaccinazioni. Speriamo che presto tutte le disfunzioni, già segnalate in Regione, possano essere risolte».
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Il Messaggero