Il business dei migranti, le testimonianze al processo: «Locali sovraffollati e sporchi»

Il business dei migranti, le testimonianze al processo: «Locali sovraffollati e sporchi»
 Pasti scadenti e strutture di accoglienza immigrati collocate in immobili non idonei e sovraffollati, ma anche e sopratutto mancata integrazione socio-culturale. Al via ieri...

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 Pasti scadenti e strutture di accoglienza immigrati collocate in immobili non idonei e sovraffollati, ma anche e sopratutto mancata integrazione socio-culturale. Al via ieri il processo sul presunto business illegale con i fondi degli immigrati scaturito dalla indagini di polizia e dalla guardia di finanza denominata Pecunia no limes (I soldi non hanno limite, ndr), portata termine ad ottobre 2021.

Dinanzi al Tribunale di Cassino sono comparsi cinque testimoni: tre funzionari delle prefetture di Frosinone e Caserta e due ispettori dell'Asl di Frosinone i quali hanno ripercorso i controlli eseguiti nelle strutture di accogliente sia dal punto di vista igienico-sanitario sia per verificare il sovraffollamento. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Emanuele De Franco, nel 2021 portò il Gip ad emettere misure cautelari nei confronti di tre dei sei imputati (alcuni dei quali assistiti dagli avvocati Paolo Marandola e Gianrico Ranaldi): ai domiciliari finirono Raffaele Odierno 57 anni, Francesco Odierno 49 anni e Pasquale Nappi 50 anni, tutti del napoletano. I sei imputati, a vario titolo, rispondono: di truffa ai danni dello Stato, autoriciclaggio e frode in pubbliche forniture. Due coop avrebbero ottenuto l'accesso ai bandi per progetti di accoglienza emanati dalle prefetture di Caserta e Frosinone che per l'accusa non sarebbero stati rispettati. Tutto è scaturito da una protesta che, nel 2018, mandarono in scena alcuni richiedenti asilo ospiti di una cooperativa che aveva appartamenti in via Vaglie a Cassino.
Nei controlli svolti presso le strutture di accoglienza, stando a quanto riportato degli investigatori emersero numerose irregolarità. «I cittadini stranieri era stato spiegato dagli investigatori - vivevano in locali angusti, sporchi, fatiscenti ed in pessime condizioni igieniche, le camere erano sovraffollate oltre il limite consentito ed in pochi metri quadrati erano stipate anche sei persone. I migranti, inoltre, non erano assistiti da un numero sufficiente di operatori e non usufruivano correttamente dei servizi di assistenza sanitaria, sostegno psicologico, mediazione linguistica e culturale». Irregolarità confermate dai testi comparsi in aula ieri, anche se in alcuni casi è stato specificato che c'è stata l'ottemperanza alle prescrizioni imposte a seguito dell'irrogazione di sanzioni. La prossima udienza ci sarà il 3 ottobre alle 10, quando verrà ascoltato uno degli investigatori che ha espletato le indagini, il sovrintende della polizia Domenico Di Salvo.


Vincenzo Caramadre
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Il Messaggero