«I Di Silvio usano il metodo mafioso»

«I Di Silvio usano il metodo mafioso»
L'INCHIESTAAgivano con metodo tipicamente riconducibile alle organizzazioni mafiose. Il Tribunale del Riesame ha confermato il teorema dei magistrati della Direzione distrettuale...

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L'INCHIESTA
Agivano con metodo tipicamente riconducibile alle organizzazioni mafiose. Il Tribunale del Riesame ha confermato il teorema dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma che il 7 dicembre scorso hanno portato all'esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti del clan Di Silvio nell'ambito dell'operazione denominata Movida condotta dalla Squadra mobile di Latina, insieme al Servizio centrale operativo e alla squadra mobile di Roma.

In carcere erano finiti Costantino Di Silvio detto Costanzo, 57 anni; Antonio Di Silvio detto Patatino, di 28 anni; Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto, 23enne; Ferdinando Di Silvio detto Pescio, 19 anni e Luca Pes, 30 anni. Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, di violenza privata, rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Gli investigatori, grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno portato alla luce una serie di attività portate avanti dal sodalizio criminale in particolare richieste di denaro in cambio di protezione ad attività commerciali e cittadini e minacce di ritorsioni con riferimento esplicito al clan di appartenenza e al controllo del territorio se tali offerte fossero state respinte, il tutto in cambio di denaro. Si va dall'offerta di aiuto, a pagamento, nell'ambito di una lite condominiale in un quartiere popolare alla minaccia di incendiare un locale passando per la simulazione di un incidente stradale mai avvenuto. Il clima che avevano creato era quello di un totale assoggettamento delle vittime che per paura non denunciavano. A supportare la validità della ricostruzione dei magistrati è arrivato anche il Tribunale del Riesame che si è pronunciato sul ricorso presentato dai legali di quattro dei cinque componenti del gruppo colpiti da provvedimento cautelare: Costantino Di Silvio, Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto e Ferdinando Di Silvio detto Pescio.
I giudici hanno infatti confermato l'ordinanza di custodia del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Rosalba Liso nella sua quasi totalità confermando l'esistenza di quelle modalità, come scrive proprio il gip nell'ordinanza, «tipicamente riconducibile alle mafie tradizionalmente intese, e caratterizzato in primo luogo dalla prospettazione di ogni ritorsione alle vittime in chiave plurale, dal riferimento esplicito al clan quale segno di appartenenza al sodalizio, per esaltare l'efficacia intimidatoria delle condotte ed al riferimento ai gravi precedenti giudiziari degli appartenenti al gruppo; dall'affermazione del potere di imporre il pizzo in quanto derivante dal controllo del territorio».

Il Tribunale della Libertà ha invece annullato l'ordinanza in riferimento ad un singolo capo di imputazione riferito ad un episodio di estorsione contestato a Costantino Di Silvio e ha concesso a Ferdinando Di Silvio detto Pescio il beneficio degli arresti domiciliari con l'obbligo del braccialetto elettronico, misura peraltro già concessa dal gip.
Elena Ganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero