«Ho fatto quattro quarantene» La pandemia raccontata dai prof

«Ho fatto quattro quarantene» La pandemia raccontata dai prof
LE STORIESi è sempre parlato in questo lungo anno di pandemia degli studenti e delle difficoltà che hanno affrontato con la didattica a distanza o quella integrata. C'è un...

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LE STORIE
Si è sempre parlato in questo lungo anno di pandemia degli studenti e delle difficoltà che hanno affrontato con la didattica a distanza o quella integrata. C'è un altro aspetto però da considerare, ed è quello dei docenti. Il problema che più di tutti si è presentato, una volta tornati in presenza, è subito stato quello delle sostituzioni per i prof in quarantena a casa e le classi in presenza, perché, oltre all'insegnamento, il docente ha anche la funzione del controllo della classe. Non sempre le scuole si trovano nella possibilità di avere collaboratori o altri insegnanti che possano svolgere questa funzione mentre il docente assegnatario della cattedra è a casa e certamente non è semplice gestire il tutto, soprattutto quando si parla di scuole molto numerose. Abbiamo quindi raccolto qualche racconto dei docenti, iniziando dalla materna.

Monica è una maestra di una scuola dell'infanzia di Latina e ha già accumulato 4 quarantene: «Una è stata proprio la mia, poi un collaboratore scolastico e poi un alunno. A questo si è aggiunta la quarantena di un familiare che è stato a contatto con un positivo. Non è stato e continuerà a non essere facile perché la scuola dell'infanzia è probabilmente quella più a rischio contagi. I bambini non indossano la mascherina e a noi forniscono quelle chirurgiche. Per proteggerci maggiormente acquistiamo di tasca nostra le FFp2, ma non sempre basta, e lo abbiamo visto spiega Questo perché i bambini sono piccoli, impossibile distanziarli o impedire che si scambino giochi o materiale didattico e probabilmente non sarebbe neanche il modo giusto per aiutarli a superare questo momento che per loro, come per tutti, non è semplice. Durante l'isolamento abbiamo inviato materiale o fatto piccole lezioni on line per mantenere vivo quel rapporto emotivo con noi e con la classe, ma è complicato perché non sempre il genitore ha la possibilità di seguire il piccolo. Cerchiamo sempre di fare il nostro meglio e a scuola facciamo tutti tutto perché non c'è abbastanza personale Ata, ad esempio, per igienizzare i bagni ogni volta che un bambino ne ha bisogno e allora ci pensiamo noi. Durante i pasti, tanti hanno bisogno di assistenza e non possiamo tirarci indietro se, per esempio, qualche alunno non riesce a mettere l'acqua nel suo bicchiere. Insomma, mantenere il metro di distanza in una classe dell'infanzia non è così facile».

Alle superiori ovviamente le cose sono diverse, prima di tutto perché i ragazzi sono autonomi, e poi perché la presenza non è al 100%. Ma in molti casi è proprio tra gli adolescenti che il virus corre di più perché hanno la possibilità di incontrarsi e socializzare anche all'esterno. E allora ecco che le quarantene aumentano. Graziella è una docente di una scuola superiore di Latina e ha già fatto 4 quarantene: «Ho iniziato subito ad ottobre, appena rientrati e poi via via fino all'ultima che è stata la più difficile perché si trattava di una variante inglese accertata che è stata lunghissima. L'isolamento è durato 15 giorni, poi i risultati del tampone molecolare sono arrivati dopo altri 5 giorni, siamo stati a casa quasi un mese in pratica. E la cosa più complessa è la convivenza con i familiari perché isolarsi completamente non è sempre possibile». Graziella fa una distinzione tra l'anno scorso e quello in corso: «A marzo 2020 eravamo tutti in Dad quindi è stato relativamente più semplice. Quest'anno invece rimanere a casa con la classe in presenza è decisamente più complicato perché il docente che ha la funzione del controllo in presenza, collega il pc alla Lim, ma non abbiamo la possibilità di vedere tutti. Ne soffriamo noi docenti e anche i ragazzi. La difficoltà si enfatizza ovviamente con le materie tecniche e scientifiche. Però questa pandemia ha stimolato la nostra creatività e ogni professore ha cercato, con tavolette grafiche o altri strumenti, di fare un percorso diverso per arrivare allo stesso obiettivo degli scorsi anni. La didattica è cambiata, ed è diventata più funzionale» conclude la docente.
Francesca Balestrieri
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Il Messaggero