ROMA - Giubileo, tutto da rifare. Una nuova tegola si è abbattuta sul Comune e sulle opere già approvate dal Governo per rendere la città più accogliente nell'anno della...
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In Campidoglio, in queste ore, l'agitazione è palpabile. C'è da rivedere l'intero piano degli interventi, a cominciare dai due milioni di euro per l'acquisto degli automezzi e delle attrezzature tecnico specialistiche, o i 2 milioni e 500 per gli arredi urbani. Difficile immaginare, poi, che si potrà fare la pavimentazione stradale e i marciapiedi di via delle Fornaci, di piazza di Porta Cavalleggeri, per i quali era stato stanziato un mutuo di un milione e 300 mila euro. E ancora: niente riqualificazione del Lungotevere, almeno non di tutti i tratti, visto che alcuni hanno importi superiori alla cifra limite. Insomma, il rischio è che una parte come il Lungotevere Sangallo o il Lungotevere Michelangelo abbiano nuova pavimentazione, nuova segnaletiche e nuove caditoie, mentre quelli immediatamente dopo restino senza restyling.
LA STRATEGIA
In che modo, dunque, il Comune pensa di salvare i 50 milioni? Quali lavori verranno individuati e cancellati dalla lista? «Siamo in contatto in queste ore con Anac per avere delucidazioni su metodo, modo e contenuti delle gare - dichiara Maurizio Pucci, assessore ai Lavori pubblici con delega al Giubileo - Stiamo aspettando le ultime indicazioni, abbiamo chiesto a loro di verificare il funzionamento del sistema in modo che non ci siano possibilità di situazioni “strane”. A meno di modifiche, con le deroghe che sono state approvate con decreto il 27 agosto e il Giubileo che inizia l'8 dicembre, il tempo per espletare una gara pubblica è passato da 114 a 55 giorni».
LA SEGNALAZIONE
Del resto, una segnalazione su ciò che non si può fare l'ha già data l'Anac nella sua ultima relazione, nella quale, in riferimento a precedenti interventi di rilievo come i marciapiedi di via del Babuino, la sistemazione del mercato di Testaccio, di piazza Vittorio, e delle piste ciclabili, ha evidenziato diverse illegittimità. In sostanza il Campidoglio, per accelerare i tempi, avrebbe abbassato nominalmente il valore dei lavori per poi ricorrere a meccanismi che andavano a riconoscere cifre più alte attraverso alcuni “escamotage” che potevano essere, a esempio, «l'esclusione dall'importo a base di gara di lavori in economia presumibilmente riconosciuti all'appaltatore», ovvero stralciando l'importo sotto la soglia di un milione di euro per poi affidare alla stessa ditta il successivo completamento dell'opera invocando l'urgenza.
A questo punto, per velocizzare le procedure e non far saltare il finanziamento, una delle strade che il Campidoglio sembra voler percorrere è quella di spostare in prima fase, e cioè entro il 31 dicembre 2015, lavori che erano stati fissati per la seconda fase del piano e che hanno costi inferiori al milione di euro. In modo da riuscire a rispettare i tempi dei pagamenti delle ditte che sono rigidissimi e bloccati a fine anno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero