«Era un’icona erotica, un oggetto del desiderio universale. Ma io, che l’ho conosciuta bene, ricordo una donna timidissima, sana di corpo e di mente, insicura e preoccupata...
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Giannini, quando conobbe Laura?
«Ci conoscemmo sul set di Sessomatto e a colpirmi fu innanzitutto la sua timidezza. Nel film invece dimostrò insospettate doti comiche. Interpretava tanti personaggi, dalla suora alla vedova siciliana, passando con disinvoltura da un dialetto all’altro. Rimasi sorpreso dalle sue capacità di attrice e dall’ossessione che guidava il suo lavoro: dimostrare di avere talento».
Era davvero un’ossessione?
«Si, Laura sapeva di essere considerata per la sua bellezza e per la sua sensualità esplosiva, ma fare la bomba sexy non le bastava. Voleva che tutti riconoscessero che era anche una brava attrice. E s’impegnava da matti per dimostrarlo».
E della lavorazione di L’innocente cosa ricorda?
«Quel film, ambientato alla fine del 1800, era ispirato all’omonimo romanzo di D’Annunzio. Per interpretare Giuliana, una moglie che tradisce il marito e fa un figlio con un altro, Laura studiò giorno e notte. Insieme rileggemmo il libro confrontandolo con la sceneggiatura e ripetemmo i dialoghi all’infinito. Mi confessò di temere molto il giudizio degli altri».
E lei come replicava?
«Di non preoccuparsi troppo di quello che la gente avrebbe pensato di lei. Credo di averla aiutata ad acquistare sicurezza e alla fine fornì un’interpretazione drammatica di tutto rispetto».
E fuori dal set com’era?
«Una ragazza serissima, estremamente riservata e di una bontà disarmante. Conduceva una vita semplice. Mangiava solo insalate, non faceva stravizi e le piaceva ridere».
Era innamorata, in quel periodo?
«Sì, stava con Jean-Paul Belmondo e approfittava di ogni pausa del lavoro per correre a Parigi da lui, anche per una sola giornata. Non sembrava proprio una storia tormentata, io vedevo Laura innamoratissima e felice».
Che idea si è fatto del suo declino?
«Non me lo sono mai spiegato. La Antonelli che ho conosciuto io e che oggi ricordo con affetto e tristezza era una persona ingenua e assolutamente sana. Si fidava di tutti. Forse è stata proprio la sua ingenuità, la sua assoluta mancanza di difese a farla cadere nel baratro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero