Giallo Pecorelli, resti inutilizzabili per poter eseguire l'esame del dna

Giallo Pecorelli, resti inutilizzabili per poter eseguire l'esame del dna
IL CASO SAN GIUSTINO Si allontana la soluzione del giallo Pecorelli. I...

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IL CASO

SAN GIUSTINO Si allontana la soluzione del giallo Pecorelli. I resti umani arrivati dall'Albania sarebbero inutilizzabili per estrarre il dna da comparare con quello dei familiari dell'imprenditore di San Giustino scomparso dall'Epifania durante un viaggio d'affari oltre Adriatico. Perciò la Squadra Mobile, incaricata del caso dalla Procura della Repubblica di Perugia (procuratore generale Raffaele Cantone, pm Giuseppe Petrazzini) avrebbe chiesto ulteriori reperti agli inquirenti albanesi. Ammesso che in quel Paese sia ancora disponibile materiale biologico, non è possibile prevederne la data di spedizione in Italia e, soprattutto, la sua validità per un esame attendibile. Davide Pecorelli, 45 anni, interessi nella ristorazione e nei saloni di bellezza, il 3 gennaio atterra all'aeroporto di Rinas. Noleggia una Skoda Fabia, ritrovata cinque giorni più tardi sulla vecchia strada da Shpali a Puka, non lontano dal villaggio di Gjegjan. Da quelle lamiere divorate da un incendio inizia il mistero dell'ex arbitro svanito nel nulla. Nell'abitacolo un telefonino ed un orologio che insieme al contratto di affitto della macchina sarebbero riconducibili a lui. Tutto il resto, a quasi cento giorni, è basato su indiscrezioni giornalistiche dall'Albania e protetto dall'impenetrabile riserbo degli inquirenti italiani che non darebbero credito all'ipotesi della disgrazia o tanto meno del suicidio, considerate primarie dai loro colleghi del Paese delle aquile. Fino a quando in Albania il caso Pecorelli è caduto nel dimenticatoio fonti giornalistiche hanno rilanciato che la «pista più forte è quella del suicidio» e che «dalle indagini preliminari non ci sono prove di suicidio» senza una valutazione critica sul modo, inconsueto, ai limiti del fantasioso, di mettere in atto un gesto estremo. Di ben altro parere sarebbero i magistrati della Procura perugina che, stando ad alcune voci mai confermate o smentite, seguirebbero una pista più inquietante e logica. Quella dell'omicidio.

Walter Rondoni
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Il Messaggero