Uno spettacolo per non dimenticare. Il teatro per dare voce alle donne «che hanno fatto la storia ma sono state dimenticate dalla storia». Francesca Comencini...
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Com’è nato lo spettacolo “Tante facce nella memoria”? «Da un’idea di Mia Benedetta che aveva ascoltato le registrazioni delle interviste di Portelli, custodite nella Casa della memoria. Un materiale enorme, avvincente. Un esempio di storia orale, emotiva: all’inizio avevo detto no, spaventata da tanto dolore. Poi sono rimasta conquistata dai racconti delle donne che rivelano dettagli di vita e sentimenti strettamente intrecciati con la storia d’Italia e in particolare di Roma».
Chi sono le sei protagoniste? «Carla Cappoli, Marisa Musu, Lucia Ottobrini, tutte decorate con la medaglia della Resistenza. E Ada Pignotti, Gabriella Polli, Vera Simoni, figlie o mogli dei martiri delle Ardeatine, donne comuni non premiate né riconosciute come vittime: rappresentano l’altra faccia dell’eccidio».
Secondo lei rischiamo di perdere la memoria? «Purtroppo sì. In Italia c’è poca memoria e molta nostalgia, che però non serve a niente. E’ la consapevolezza del passato che aiuta a vivere il presente, quando la memoria è coltivata senza retorica».
Dal passato al presente: com’è stato per lei ritrovarsi sul set di “Gomorra 2”, dopo che aveva diretto alcuni episodi della prima stagione? «Molto interessante, sono stata felice di far parte anche del nuovo ciclo. Sto montando le mie puntate e per ora posso solo dire che ci saranno due nuovi personaggi femminili a tinte forti, interpretati rispettivamente da Cristina Donadio e dalla giovane Cristiana Dell’Anna».
Il suo ultimo film, “Un giorno speciale”, è del 2012: non ha voglia di tornare al cinema? «Certo, e avrei anche l’idea giusta. Ma mettere in piedi un film oggi è un’impresa talmente faticosa».
Ancora di più per una donna? Il cinema continua a essere sessista, secondo lei? «Si, anche se non consapevolmente. Ma qualcosa comincia a muoversi, qualcosa cambia. Negli ultimi tempi sono emerse ottime registe come Alice Rohrwacher e Costanza Quatriglio. Sono ottimista».
Fanno bene le attrici e le registe americane a combattere per la parità di genere e per essere pagate come gli uomini? «E’ una battaglia sacrosanta, la loro, e mi auguro che possa riverberarsi anche in Europa producendo dei risultati concreti. L’obiettivo è raggiungere un maggiore equilibrio nella rappresentazione del mondo. E questo equilibrio è dato proprio dallo sguardo delle donne».
Intanto, lei mette le donne in primo piano a teatro. «Considero il teatro un luogo troppo sacro per avventurarmici davvero.
Il Messaggero