E’ stato trovato in una casa di Mosul, qualche mese fa. I militari lo hanno recuperato dopo un blitz che ha portato alla conquista della parte est della città...
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L’ADDESTRAMENTO
McGurk ha sottolineato quanto sia stato fondamentale l’impegno dell’Arma nell’addestramento di una buona parte degli 85 mila uomini che stanno combattendo contro i terroristi. E ha concluso chiedendo anche un aumento del contingente. «Nel Califfato - ha chiarito - si erano riversati almeno 40 mila combattenti islamisti da tutto il mondo. Ora dobbiamo impedire che questi foreign fighter ritornino indietro. E se tornano, dobbiamo fare in modo che non riescano nel loro intento, che è quello di uccidere più innocenti possibile nelle nostre città. Abbiamo un database con 4000 nomi, condiviso attraverso l’Interpol. Ogni poliziotto deve essere in grado di riconoscere un foreign fighter. E comunque - ha aggiunto - nessuno deve riuscire a lasciare le aree del combattimento. Non devono più uscire da lì, altrimenti si scateneranno contro la nostra gente». Per questo, secondo l’ambasciatore, vanno fermati prima che riescano a spostarsi, come sta già accadendo per i 4000 sui quali è concentrata l’attenzione degli 007 di mezzo mondo.
L’inviato Usa ha rivelato altri particolari sulla situazione in Siria e ha comunicato che la Coalizione internazionale lancerà presto un attacco per liberare Raqqa, roccaforte dell’Isis, da dove sono stati organizzati gli attacchi a Parigi e a Bruxelles. Mentre a Mosul, la città da dove al Baghdadi nel 2013 aveva proclamato la nascita del Califfato, i militanti “neri” sono ormai asserragliati in un’area di soli 4 kmq. «Complessivamente - ha ricostruito - in Siria e in Iraq sono stati riconquistati 60mila kmq che prima erano sotto il controllo dell’Isis, e 4,1 milioni di persone sono state liberate. Anche se l’attentato di due giorni fa a Baghdad ricorda che la strada da percorrere è ancora molto lunga. E quindi è necessario cambiare strategia rispetto al passato. «Non vogliamo - è ancora il pensiero di McGurk - fare “nation building”, ma dare alle popolazioni locali la possibilità di ricostruire le loro istituzioni. Noi siamo concentrati sulla stabilizzazione e in questo i Carabinieri hanno un ruolo chiave. Attualmente sono 110 impegnati in Iraq. La fase militare non è finita, ma soprattutto ci sarà la fase di stabilizzazione post-conflitto».
LE MISSIONI
Durante l’incontro sono intervenuti dal generale Vincenzo Coppola, vice comandante dell’Arma, al generale Angelo Agovino, comandante dei carabinieri del ministero degli Esteri, e molti altri ancora. L’intervento conclusivo è stato del comandante generale Tullio Del Sette, il quale ha ribadito il forte rapporto di cooperazione tra l’Arma e il Dipartimento di Stato e della Difesa degli Stati Uniti. «Vedono nei carabinieri - ha riconosciuto - una risorsa dalle peculiari caratteristiche, non esistente in alcuna struttura di sicurezza di quel Paese. Il nostro ruolo all’estero è manifestato dal contributo garantito negli 11 Teatri di operazione e nelle 14 missioni dove i carabinieri sono ora impiegati con circa 500 unità. E il compito di elaborare la dottrina per la cosiddetta “polizia di stabilità” (la Nato stability policing) ci è stato affidato dalla Nato stessa».
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Il Messaggero