Fondi, sulle tracce di Moravia e della Morante

Fondi, sulle tracce di Moravia e della Morante
Riscoprire e fissare le storie di chi non girò il capo dall'altra parte, rischiando la vita pur di nascondere in casa ebrei, partigiani o ricercati politici. È...

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Riscoprire e fissare le storie di chi non girò il capo dall'altra parte, rischiando la vita pur di nascondere in casa ebrei, partigiani o ricercati politici. È l'obiettivo de Il civico giusto, progetto partito da Roma e che in questi giorni ha fatto tappa a Fondi sulla scia del celebre soggiorno di Alberto Moravia e della moglie Elsa Morante. Entrambi d'origine ebraica, per sfuggire alla deportazione trovarono rifugio nella Piana tra il 43 e il 44. Un'esperienza riversata dallo scrittore nel romanzo La Ciociara ed utilizzata dalla consorte per concepire La storia. Giunti in zona, i promotori dell'iniziativa hanno avuto modo di raccogliere le testimonianze della famiglia Mosillo, che tramite il poeta concittadino Libero de Libero si fece carico di dare asilo ai fuggitivi. Inizialmente, per evitare di cadere nei rastrellamenti nazifascisti Moravia e Morante soggiornarono in una casetta nell'area allora conosciuta come La Madonnina, poi non sentendosi più al sicuro risalirono le montagne: «Una mattina, di buon'ora, ho caricato tutto quello che avevamo sulla groppa di un somaro e siamo partiti verso un posto che ne La Ciociara ho chiamato Sant'Eufemia, mentre invece si chiamava Sant'Agata», raccontò lo scrittore in una biografia sotto forma di intervista. «Ci siamo rimasti dalla fine di settembre fino al maggio successivo, sempre aspettando gl'Inglesi». Il secondo rifugio, quello di Sant'Agata, in cui la coppia di letterati restò più a lungo, era la casa di un contadino, Davide Marrocco. «È stata un'esperienza piuttosto bella: con tutte le paure che avevamo, quello fu uno dei momenti più felici della mia vita», disse ancora Moravia. Per ricostruire la storia nella sua completezza, al confronto avuto con i Mosillo i referenti de Il civico giusto faranno seguire ulteriori incontri, con tutta probabilità anche con gli eredi di Marrocco. Il progetto culminerà con l'affissione di un Qr code all'esterno di almeno una delle due abitazioni-rifugio: un modo per rendere alla portata di tutti, tramite un semplice clic sullo smartphone, l'intera vicenda.


M.M.
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Il Messaggero