La Festa di Roma parte stasera con Truth e Antonio Monda, il nuovo direttore artistico, è di ottimo umore: «E’ stata dura mettere in piedi la selezione in appena sei mesi, ma...
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Qual è stata la più difficile?
«Dare un segnale forte di discontinuità con le edizioni precedenti putando su varietà e qualità».
Ma la decisione di sopprimere il concorso non rischia di indebolire la Festa?
«No. Contesto drasticamente questa obiezione che fa riferimento a una formula ormai sorpassata. L’adrenalina è data dalla qualità dei film, non dalla competizione. E poi, siamo sinceri, in passato ha sempre trionfato il migliore? Non credo. A Roma ciascun film ha già vinto perché è di ottimo livello».
Ha detto che non voleva passerelle glamour ma buon cinema: significa che verranno poche star?
«Al contrario, saranno tante: Monica Bellucci, Ellen Page, Jude Law, Joel Coen, Frances McDormand, Wes Anderson, William Friedkin, i nostri Verdone, Cortellesi e tutti gli altri talent che incontreranno il pubblico. E per The Walk verrà Philippe Petit, il funambolo cui il film è dedicato. Ma la presenza dei divi non basta a fare un buon festival o a riscattare dei film mediocri».
La Festa, o festival che fosse, è stata spesso accusata di non avere un’identità: ora ce l’ha?
«Sì, ed è la celebrazione del cinema in tutte le sue espressioni. Quest’anno abbiamo i film, gli incontri, le retrospettive e gli omaggi. Più identità di così!».
E’ possibile mantenere l’indipendenza dalla politica?
«Mai ricevuto imbeccate o pressioni dai membri del cda, tantomeno dal sindaco Marino che ho incontrato due volte in sei mesi e dal presidente della Regione Zingaretti che ho visto una volta sola. Se questa è l’influenza della politica sul nostro lavoro, mi pare del tutto sostenibile e sana».
Teme che la grave crisi istituzionale romana possa avere ripercussioni negative sulla Festa?
«Sento una responsabilità ancora più grande perché avremo tutti gli occhi puntati addosso».
Da chi ha ricevuto il sostegno maggiore?
«Da tutti quelli che hanno creduto nel progetto e dai talent che partecipano per amicizia. Sorrentino, ad esempio, ci regala un’inedito e la versione intergrale della Grande bellezza».
Perché organizzare delle pre-aperture?
«Per recuperare almeno uno dei due giorni che la Festa ha perso quest’anno. Nel 2016 vorrei riportarla a 10 giorni»
Quali saranno le sorprese più grandi?
«Gli incontri. Di solito i talent parlano del loro film e se ne vanno. Da noi restano a condividere con il pubblico la loro passione per il cinema».
Di cosa ha paura?
«Dei pregiudizi. Roma ne ha viste tante, è una città disincantata. Spero che giudichi la Festa con il mio stesso entusiasmo».
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Il Messaggero