Lo Stato si prende il tesoro di Fanella: ok alla confisca di venti milioni in diamanti, contante, orologi e depositi

Lo Stato si prende il tesoro di Fanella: ok alla confisca di venti milioni in diamanti, contante, orologi e depositi
Il tesoro di Silvio Fanella è finito nella casse dello Stato. Il tribunale delle misure di prevenzione ha accolto la richiesta di confisca presentata dal sostituto procuratore...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il tesoro di Silvio Fanella è finito nella casse dello Stato. Il tribunale delle misure di prevenzione ha accolto la richiesta di confisca presentata dal sostituto procuratore Paolo Ielo rimpinguando le casse pubbliche di un patrimonio che sfiorerebbe i venti milioni di euro tra soldi, conti, orologi preziosi, ma soprattutto diamanti. Quelli che Fanella, ritenuto l'ex cassiere di Gennaro Mokbel, ucciso l’estate scorsa nel suo appartamento alla Camilluccia, chiamava «serci».


Trentaquattro bustine di stoffa zeppe di diamanti di grosse dimensioni erano state trovate dagli uomini del Ros nel magazzino della casa di Pofi, nel frusinate, a pochi giorni dall'omicidio, dopo che gli inquirenti li avevano cercati per lungo tempo, certi che il frutto della truffa da due miliardi di euro a Fastweb e Telecom Sparkle per la quale Mokbel è finito sotto processo, fosse appunto murato chissà dove in Italia o in cassette di sicurezza all'estero. Le bustine con i diamanti erano state cementate tra un sottotetto e assi di legno davanti ai quali erano state posizionate damigiane, scatole, tagliaerba e persino una motozappa. Che quella non fosse una cantina qualunque, però, lo sapeva anche il commando che il 3 luglio si è presentato alla Camilluccia per sequestrare Fanella. Un sequestro finito male, perché l’uomo venne ucciso da diversi colpi di pistola e uno dei sequestratori, l'ex di Casa Pound Giovanni Battista Ceniti, è rimasto anche lui ferito, aprendo così agli investigatori la strada per risalire ai possibili complici, a partire da Egidio Giuliani, ex Nar, e Giuseppe Larosa.



IL BOTTINO

Il tesoro di Fanella era rinchiuso in numerose scatole sigillate con del nastro adesivo. In una c'erano 204.100 dollari sottovuoto. In un'altra banconote in mazzette, sempre sigillate, per 232.800 euro. In un'altra cinque orologi preziosi, due Patek Philippe in oro e tre Rolex, precisamente un Yacht Master, un Date Just e uno con pietre preziose sul quadrante. La vera fortuna di Fanella era però conservata nelle trentaquattro bustine, trenta centimetri per venti, piene di diamanti. Un tesoro stimato sui venti milioni di euro.



LA CONFISCA


Per mettere mano su quei beni la procura ha applicato la misura della confisca prevista anche nei casi di morte del destinatario, purché sia stato ritenuto pericoloso nei cinque anni antecedenti la proposta. A cominciare, quindi, dal ruolo svolto nelle frodi carosello Fastweb e Telecom Sparkle dove Fanella avrebbe percepito almeno due milioni di euro, di cui uno in diamanti. Lo aveva ammesso lui stesso in una intercettazione del gennaio 2008: «Io ho preso due milioni, di cui uno in diamanti, capito?». Oltre alle pietre agli eredi sono stati sottratti, perché ritenuti provento di illecito, conti, libretti, oro, soldi, e terreni. «La modalità di occultamento di soldi diamanti e orologi, la suddivisione del denaro, l'incapacità patrimoniale di Fanella», aveva concluso la procura, «sono elementi che evidenziano univocamente la loro illecita provenienza». E anche per il resto dei beni, come la somma di 368.000 sterline inglesi custodite presso i magazzini Harrods di Londra, c'erano forti dubbi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero