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Si svolgeranno nella mattinata di oggi gli interrogatori di garanzia per i due indagati destinatari delle misure cautelari relative a un presunto giro di false esenzioni per evitare il vaccino anticovid. A seguito dell'inchiesta chiamata Eximere e condotta dai carabinieri del Nas di Latina, sono finiti nei guai un medico di medicina generale che opera tra Ardea e Pomezia, della Asl Roma 6, e un'avvocatessa del foro di Latina, Serena Capitelli. A carico di entrambi sono state eseguite due misure cautelari emesse dalla dal tribunale di Velletri su richiesta della locale Procura della Repubblica: il primo è stato interdetto dall'esercizio della professione medica per la durata di un anno, la seconda invece è stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari.
Secondo le indagini condotte dai militari del Nucleo antisofisticazione e sanità di Latina, diretti dal capitano Felice Egidio, l'avvocatessa sarebbe stata pagata dai clienti perché li indirizzasse al medico per ottenere le false certificazioni.
Il medico e l'avvocatessa finiti nei guai sono difesi dall'avvocato Edoardo Polacco di Roma, il quale ha già in parte spiegato quale sarà la linea difensiva. Se le misure cautelari resteranno in vigore anche successivamente agli interrogatori di garanzia che si terranno oggi, di sicuro sarà inoltrata richiesta al Tribunale del Riesame. Secondo il difensore, infatti, le esenzioni effettuate dal medico di base (che non era il curante dei pazienti) non erano affatto false, ma tutte supportate da patologie come il rischio di trombosi, allergie a farmaci o precedenti gravi reazioni allergiche agli altri vaccini obbligatori. Contestato anche il fatto che il medico non fosse il curante dei pazienti certificati, provenienti da diversi comuni compresi tra Latina, Velletri e litorale. Secondo l'avvocato Polacco, che cita la legge, a poter certificare può essere qualsiasi medico di base o medico vaccinatore. Relativamente alla posizione dell'avvocatessa invece, la tesi difensiva è quella che una persona intenzionata ad aggirare la legge non avrebbe mai fatturato al centesimo ciascuna consulenza, ma avrebbe tenuto i propri guadagni nascosti. Invece l'avvocatessa ha fatturato ciascuna prestazione e dunque avrebbe fatto tutto alla luce del sole.
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Il Messaggero