Roma, estorsioni e minacce: agente in manette

Roma, estorsioni e minacce: agente in manette
Il poliziotto e i picchiatori. Gli agenti della Questura ieri hanno sgominato una gang specializzata in estorsioni e blitz punitivi. ...

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Il poliziotto e i picchiatori. Gli agenti della Questura ieri hanno sgominato una gang specializzata in estorsioni e blitz punitivi.




Della banda faceva parte un agente di polizia che in caso di necessità si assentava pure dal commissariato, a Spinaceto, per partecipare a blitz con degli amici pregiudicati, sempre pronti a battere cassa o a minacciare le vittime di turno. E se la questione era delicata, Stefano Caprioli - questo il nome dell'agente finito in manette per tentata estorsione e accesso abusivo alla banca dati della Polizia - non esitava neanche a mettersi in malattia per avere libertà di manovra.



Non a caso la sera di marzo, in cui, spalleggiato dagli amici e con il tesserino del ministero a portata di mano, ha messo a segno un blitz in un motel sull'Aurelia per intimidire una escort romena che, a suo dire, avrebbe dovuto dare ventimila euro a uno della gang, l'agente era ufficialmente assente dal centralino del commissariato per malattia. Ieri però per il poliziotto, un assistente capo, e l'amico Roberto Sforza, sono scattate le manette e gli arresti domiciliari, mentre un'altra sua spalla, Marco Caramico, è finito direttamente in carcere. Ma il caso non sembra chiuso.



LE SPEDIZIONI

«Che l'attività illecita commessa dai tre non sia occasionale emerge da altre vicende venute fuori nell'ultima parte dell'indagine» ha scritto il giudice Giulia Proto nella misura cautelare. «I tre indagati infatti, oltre che a spedizioni punitive, si dedicano anche a attività illecite di "recupero crediti" per conto dei loro clienti-conoscenti che sempre in modo molto esplicito commissionano loro tali servizi con la prospettiva per gli indagati di ottenere compensi in denaro».



Un esempio: il poliziotto e l'amico Sforza avevano ricevuto 400 euro per un «affare», aveva specificato il gip, che comprendeva «oltre all'accesso alle banche dati della polizia anche l'intimidazione di un ex genero di un amico in lite con la moglie». La conferma da una intercettazione: «M'ha lasciato solo 400 euro, due piotte a testa», aveva commentato Sforza in una telefonata con il poliziotto, facendo intendere che i soldi non erano abbastanza, prendendosi una rispostaccia: «Sempre per telefono, m'hai rotto...».



I BRACCIALETTI

Nel blitz contro la lucciola romena che con la sua denuncia ha scoperchiato il caso, Caprioli alle rimostranze della ragazza («Non devo soldi a nessuno...») ha chiuso la conversazione con una minaccia: «Io ci metto un secondo a metterti i braccialetti e chiudere il problema... ché non lo sai che lavoro fai?». Il giudice così ha ritenuto il comportamento del poliziotto più grave di quello degli altri.



«Quanto a Caprioli pur essendo incensurato, la sua condotta appare ancora più grave di quella dei suoi complici trattandosi di un tutore della legge che dedica però buona parte del suo tempo a attività illecite che costituiscono sicuramente la fonte di maggiore interesse e di lucro, tant'è che era assente dal lavoro per malattia nel periodo della tentata estorsione alla ragazza romena». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero