Enpam, Di Stefano accusato dall’ex moglie

Enpam, Di Stefano accusato dall’ex moglie
Due testimoni, tante intercettazioni e un giallo. Emergono altri elementi sugli affari che Antonio e Daniele Pulcini, i costruttori ai domiciliari per corruzione, avrebbero...

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Due testimoni, tante intercettazioni e un giallo. Emergono altri elementi sugli affari che Antonio e Daniele Pulcini, i costruttori ai domiciliari per corruzione, avrebbero portato a segno vendendo a un prezzo maggiorato due palazzi all’Ente di previdenza dei medici. Per far lievitare il valore degli immobili, gli indagati avrebbero pagato tangenti anche all’ex assessore della giunta Marrazzo, oggi parlamentare Pd, Marco Di Stefano, ottenendo un contratto stellare dalla Regione. A raccontarlo è anche l’ex moglie del politico. Ma intanto Alfredo Guagnelli, ex braccio destro del deputato, è scomparso misteriosamente. Una vicenda su cui indaga la procura. Da parte sua Di Stefano, che per i pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia avrebbe preteso un milione e 800mila euro dai Pulcini, respinge ogni accusa.




LE TANGENTI

Scrivono i militari del nucleo di polizia valutaria in un’informativa: «Nel corso dell’attività di indagine venivano registrate conversazioni che vedevano interlocutori Di Stefano e Daniele Pulcini. Oltre a dimostrare i rapporti esistenti tra i due, le conversazioni erano la prova di favori (viaggi, appartamenti, soggiorni) che a vario titolo l’imprenditore concedeva al politico». A raccontare delle tangenti, invece, sono l’ex moglie di Di Stefano, Gilda Renzi, e Bruno Guagnelli, fratello di Alfredo. Racconta Guagnelli: «Alfredo aveva intestata anche una barca in realtà di proprietà di Daniele Pulcini. Mio fratello mi disse, ridendo, che Daniele Pulcini diceva sempre che l’assessore era un ladro, perché aveva preteso un milione e 800mila euro per il buon esito di un affitto o di un acquisto di un palazzo di cui aveva bisogno la Regione Lazio nel 2009. Alfredo mi disse pure che aveva ottenuto la somma di 300mila euro». Di questo passaggio di soldi i militari hanno trovato conferma nei quattro assegni circolari incassati da Guagnelli nel 2009. In realtà, secondo i pm, i contratti sono due: tre milioni e 725mila euro per ciascun palazzo che “Lazio service”, società controllata dalla Regione, stipula con i Pulcini per l’affitto di due immobili. Una circostanza che consentirà ai costruttori di realizzare plusvalenze stellari sui palazzi venduti all’Enpam.



Identica circostanza è riferita dall’ex moglie di Di Stefano: «Da Bruno Guagnelli - dice ai pm - apprendevo rapporto tra Daniele Pulcini e mio marito Marco era contraddistinto da forti interessi economici, poiché Antonio Pulcini aveva dato in affitto alla Regione un palazzo quando mio marito era assessore. Tutto questo gli era stato riferito dal fratello Alfredo che aveva aggiunto che Marco Di Stefano aveva percepito un milione e 800mila euro di mazzette».



«In merito alle notizie apparse su Il Messaggero riguardanti un'indagine in cui sarei coinvolto - afferma Di Stefano in una nota - ci tengo a precisare che sono totalmente estraneo ai fatti che mi si addebitano. Quanto mi si attribuisce esula completamente dalle competenze politiche che ho rivestivo nel 2008 e negli anni successivi. Rimango perplesso, non essendo tra l'altro neanche chiuse le indagini e non avendo per cui notizie in merito, dell’attacco mediatico portato, ma nonostante ciò credo fermamente nel lavoro della magistratura».





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Il Messaggero