«Enoteche penalizzate dall'ultimo Dpcm»

«Enoteche penalizzate dall'ultimo Dpcm»
L'ALLARME«Una disparità ingiusta rispetto a negozi e supermercati che penalizza settore di eccellenza» così Coldiretti tuorna contro l'ultimo Dpcm che impone serrande...

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L'ALLARME
«Una disparità ingiusta rispetto a negozi e supermercati che penalizza settore di eccellenza» così Coldiretti tuorna contro l'ultimo Dpcm che impone serrande abbassate dopo le diciotto per oltre 700 enoteche del Lazio. Un settore che nella nostra regione ha registrato una crescita di quasi il 13 per cento negli ultimi cinque anni. E Roma è seconda solo a Napoli ed è seguita da Milano per la presenza di enoteche, che nella Capitale, dove se ne contano oltre 500, sono aumentate del 24 per cento negli ultimi otto anni. Tante anche quelle nel territorio pontino. «Un provvedimento che si traduce in una ingiustificata disparità di trattamento nei confronti delle enoteche - spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - dal momento che la vendita di vini resta consentita all'interno di supermercati e negozi alimentari».

Fino al prossimo 5 marzo, infatti, sarà consentito acquistare vini anche dopo le 18 nella grande distribuzione e altri esercizi che non abbiano come codici Ateco prevalenti quelli ricadenti espressamente nel divieto. Restano esclude, però, le enoteche. Secondo un'indagine Coldiretti/Ixè in Italia quasi 4 cantine su 10, pari al 39%, registrano un deciso calo del fatturato con l'allarme liquidità, che mette a rischio il futuro del vino italiano. La Coldiretti ha lanciato da subito l'allarme ed è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti, ma servono investimenti massicci e azioni volte a rilasciare la filiera. «Nel Lazio abbiamo registrato una forte crescita della presenza di enoteche - conclude Granieri - un settore che offre opportunità professionali e inserimento lavorativo per molti giovani, che con passione e impegno si stanno dedicando a questa attività, investendo anche in termini di formazione e contribuendo a valorizzare e diffondere i nostri prodotti, che rappresentano una vera eccellenza. Una filiera che ha bisogno di essere sostenuta e non penalizzata».
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Il Messaggero