Latina, ecco la scommessa per diventare capitale della cultura

Latina, ecco la scommessa per diventare capitale della cultura
Tre linee, una su Latina come città modello sociale, una su Latina come città dell'architettura e dell'arte del Novecento, una su Latina città...

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Tre linee, una su Latina come città modello sociale, una su Latina come città dell'architettura e dell'arte del Novecento, una su Latina città dell'agricoltura e delle imprese: sono questi gli asset della candidatura del capoluogo pontino a Capitale italiana della cultura 2026. Il dossier di candidatura, nelle parti pubbliche, è stato presentato ieri in Comune, insieme al logo ufficiale dell'evento.

DOSSIER SECRETATO

«Questa è una gara - ha esordito la sindaca Matilde Celentano - tra 26 Comuni candidati, di 14 diverse Regioni, per questo teniamo il dossier ancora secretato, per non svelare le nostre carte ai concorrenti. Sarà consegnato al ministero della Cultura a fine settembre e non possiamo scoprirci; sarà uno scrigno prezioso, da cui ci aspettiamo che, una volta aperto, emerga un effetto sorpresa di una Latina entusiasmante. Inoltre, i tavoli tematici sono ancora al lavoro e potranno emergere ulteriori elementi».

Secondo il primo cittadino, «c'è stata un'ampia partecipazione per quella che è un'operazione di marketing territoriale che ci vede tutti interessati. La cultura costruisce ponti, identità territoriale. Per noi la cultura è la cura della città, del territorio, delle persone messe al centro».

TRE ASSET

Se per l'assessore Annalisa Muzio, referente per la giunta della candidatura, «è una scelta coraggiosa, ma è anche la strada giusta per fare la seconda bonifica della città. Latina da sempre cerca la sua identità, che abbiamo sotto gli occhi e che deve essere solo portata allo scoperto, mettendo a sistema il capitale che abbiamo», è poi la coordinatrice del progetto, l'architetto Daniela Cavallo, a precisare come «le tre linee di candidatura sono una sul modello sociale di Latina, con la sua accoglienza e il suo superare le barriere; una sull'architettura e l'arte del Novecento, di cui è pioniera e capitale; una sulla sua eccellenza nel fare impresa. Questi tre asset si intersecano con tre tipologie di azioni, ognuna delle quali raccoglie gli obiettivi dell'Agenda 2030, richiesti dal ministero. Ogni azione ha poi strumenti propri, dai festival ai premi alle installazioni di arte contemporanea.

C'è poi la narrazione, legata al mito, per raccontare e sognare, basato su Ulisse e Enea, declinato in chiave filosofica. Infine, tutto il sistema è intersecato da due modalità di progetti: quelli che resteranno per sempre sul territorio e quelli temporanei. Per prima cosa, abbiamo fatto la mappatura di tutti gli eventi già esistenti, e sono tanti». Secondo la Cavallo, dunque, «si tratta di un lavoro di alta sartoria: cuciamo un abito unico per Latina».

IL LOGO

Presentato ieri anche il logo ufficiale, dell'agenzia Pg&W, illustrato dall'amministratore Alberto Gottardi: «Il marchio che abbiamo ideato è un racconto a più livelli». Un logo che riprende la mappa stradale del primo nucleo di Latina, un irregolare ottagono aperto «come aperta è Latina, città dell'accoglienza», e che a sua volta riprende la mappa del dna del genoma umano, «perché Latina è rappresentata dalle persone che l'hanno realizzata e la vivono», e colorato nelle diverse tonalità che la rappresentano, «dall'azzurro del mare al blu dell'industria al verde dei rilievi che la circondano».

ROSOLINI

Parola poi ai referenti dei tre tavoli tematici, da Emilio Andreoli (Modello sociale) a Massimo Marini (Sviluppo sostenibile) a Massimo Rosolini (presidente dell'Ordine degli architetti, per il tavolo Architettura del Novecento). Se Andreoli ha tratto spunto per parlare delle figure di Latina negli anni, dalle ostetriche alle fornaie alle commercianti, Rosolini ha spiegato come «Latina è fondata su criteri che sono quelli di un progetto urbano andato poi smarrito perché una corrente culturale dominante moderna internazionale ha demolito l'idea di città costruita con questi tratti: abbiamo sfondi visivi su edifici monumentali, viali, piazze, tipiche di un certo modo di costruire la città. Questa città è veramente unica».
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Il Messaggero