Il Movimento caccia De Falco, ma sono almeno 15 i dissidenti

Il Movimento caccia De Falco, ma sono almeno 15 i dissidenti
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Il post è già scritto. Il tempo di approvare in Senato il decreto Genova e partirà il pubblica: il senatore Gregorio De Falco sarà espulso dal M5S. Per direttissima. Senza nemmeno passare dai probiviri: il cartellino rosso è atteso già stasera o al massimo domani mattina. «In 24 ore chiuderemo la pratica: ciao ciao comandante», dicevano ieri i big pentastellati in Senato, mettendo su un ghigno di malcelata soddisfazione. Paola Nugnes, invece, l'altra dissidente che già si è fatta notare sul decreto Sicurezza e l'altro giorno in commissione sull'emendamento Ischia può stare relativamente tranquilla. Verrà sospesa, e basta, ma in un secondo momento. «Non sono io, non siamo noi - dice a Il Messaggero la senatrice Nugnes - a mettere in difficoltà il governo, ma è il governo a mettere in difficoltà noi. Mi salvo perché Fico mi difende? Ma per favore...».


M5S, esplode il caso ribelli. Fattori: «Terrorismo psicologico». De Falco: «Io coerente»

L'aria è quella che è tra i pentastellati a Palazzo Madama: elettrica, carica di sospetti, nessuno scrive nelle chat condivise, si vedono capannelli nei corridoi, si parla (male) dei big. Elena Fattori, nel solidarizzare con il coraggio dei due colleghi, scrive su Facebook: «Grazie - aggiunge - anche per il coraggio di una scelta non semplice in un clima di terrorismo psicologico lontano da ogni forma di democrazia e condivisione».
E il capogruppo Stefano Patuanelli, ingegnere triestino nel M5S dagli albori non proprio dotato di una faccia da cerbero, ha così le sue belle rogne tutti i giorni. È costretto infatti a marcare stretto i dissidenti ufficiali con tanto di certificato, ma è anche alle prese con i non allineati. Gli osservati speciali. Coloro, insomma, che hanno dato, qua e là, segnali di insofferenza. Conti alla mano - e sospetti, componente fondamentale in questo racconto dal finale ancora tutto da scrivere - sono dieci. Più i cinque già segnalati al tribunale interno fanno quindici. Quanto basterebbe al governo gialloverde per non avere più i numeri al Senato (al momento siamo a più 9). Una preoccupazione più grillina che leghista, se è vero che il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo, da tempo ride e commenta: «Ci sono pecorelle smarrite è vero, ma ce ne sono altre pronte a rientrare: vedremo». Riferimento a Forza Italia sul dl-Genova, ma anche a Fratelli d'Italia in maniera più generica.
Al momento dunque la situazione è questa: ci sono 5 ribelli doc, di cui uno con un piede già fuori: De Falco. Poi a seguire: Nugnes, Fattori, Virginia La Mura e Matteo Mantero («Ho appena scritto un romanzo distopico, si chiama Falene, possiamo parlare di questo?» No. «Allora, se proprio devo dirla tutta, sul Dl-sicurezza ero contrario al 95% qui sono contrario al 5»).
I SOSPETTATI
Poi, appunto, c'è la lista di coloro che son sospesi. I malpancisti: Saverio De Bonis, Donatella Agostinelli, Lello Ciampolillo, Gisella Naturale, Fabrizio Trentacoste, Gianni Marilotti, Bianca Granato, Sabrina Ricciardi, Laura Angrisani, Sergio Romagnoli. Alcuni di loro hanno prima firmato e poi fatto marcia indietro sugli emendamenti dell'opposizione sullo smaltimento dei fanghi in agricoltura. Sono dissensi dormienti che potrebbero spuntare fuori alla prima occasione utile. Dunque? Occorre aspettare e avere pazienza. E mettersi l'anima in pace. Anche perché l'onda potrebbe crescere sempre di più. «Sembrano i quelli di Rifondazione al tempo del governo Prodi», punzecchiano dalla Lega.

Ad esempio è di ieri il lancio di agenzia che parla di «allargamento del gruppo degli ortodossi». Anche i senatori Bogo Deledda, Turco e Vaccaro hanno deciso di non partecipare al voto sugli emendamenti. I conti si allungano, nel M5S, così come le ombre.
S. Can.
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Il Messaggero