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Forza Italia fa spazientire ancora una volta il sindaco di Latina. Giovanni Di Giorgi non lo dà a vedere, sottolinea che si procede in perfetta sintonia con la maggioranza, ma fonti a lui vicine assicurano che è stanco, che se gli azzurri non si decidono a dare indicazioni per la giunta lui procederà a nominare i suoi assessori, quelli tecnici. Una cosa è certa: Di Giorgi sarebbe pronto a nominare la giunta da qualche giorno, ha i nomi - anzi una rosa di nomi - si tratta solo di andare alla decisione finale. A non decidere sono invece i partiti, tentennano soprattutto gli azzurri, e non è difficile immaginare il perché: dopo aver incassato l'ingresso di tre consiglieri indipendenti nel gruppo di Forza Italia, Marco Fuoco, Roberto Lodi e Corrado Lucantonio, è probabile che, forti di dieci rappresentanti in aula consiliare, abbiano intenzione di rivendicare un assessore in più in giunta. In quel caso Di Giorgi sarebbe costretto a rinunciare a uno dei tre tecnici.
In sostanza Forza Italia potrebbe non accontentarsi di quattro assessori, quindi di Alessandro Calvi, Giuseppe Di Rubbo, Michele Nasso e Angelo Tripodi, e pretenderne - o quanto meno aprire la trattativa con il sindaco - per ottenere un quinto rappresentante nell'esecutivo.
LA ROSA
Tornando invece a Di Giorgi e alla sua rosa di nomi, l'unico assessore tecnico certo per ora è Alberto Pansera, fino al momento della crisi portavoce del sindaco per quanto riguarda Traffico e Viabilità. A Pansera probabilmente verrà assegnata la delega all'Ambiente, una rosa di cinque nomi è invece quella che Di Giorgi sta valutando per quanto riguarda la delega delicatissima all'Urbanistica, quella che era nella mani di Di Rubbo. Tra i nomi dovrebbe esserci quello dell'ex assessore romano Orazio Campo, un ritorno quindi, visto che ha fatto parte della giunta Di Giorgi fino a pochi mesi fa. In lizza anche l'ex prefetto di Latina Giuseppe Procaccini e l'ex procuratore della Repubblica di Frosinone, Ottavio Archidiacono, figure estremamente conosciute e stimate per il loro lavoro nella istituzioni.
Monica Forlivesi
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Il Messaggero