Assegno di mantenimento ridotto: «Per il Covid il padre ha meno entrate»

Assegno di mantenimento ridotto: «Per il Covid il padre ha meno entrate»
La donna chiedeva al Tribunale un aumento dell'assegno di mantenimento per i figli e invece è finita che il giudice le ha decurtato 150 euro dalla somma mensile che...

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La donna chiedeva al Tribunale un aumento dell'assegno di mantenimento per i figli e invece è finita che il giudice le ha decurtato 150 euro dalla somma mensile che riceveva. Conseguenze del covid-19 e del lockdown, che hanno provocato una contrazione delle entrate del marito. La decisione è del Tribunale di Terni che lo scorso luglio, con un'ordinanza presidenziale, ha ordinato la riduzione della somma dovuta dall'ex coniuge da 350 a 200 euro. Il padre, consulente di alcune piccole imprese, ha potuto dimostrare di avere guadagnato meno del solito a causa della pandemia e di avere avuto problemi di salute, che hanno comportato la sospensione della sua attività professionale.


Divorzio tra due donne, il giudice cancella l'assegno di mantenimento

LA RICHIESTA
La decisione è arrivata nell'ambito di un processo di divorzio ed è nata con la richiesta, da parte della ormai ex moglie, che lavora in una pubblica amministrazione, di disporre l'aumento di 50 euro (da 350 a 400 euro) dell'assegno dovuto dal padre per i figli. La donna faceva riferimento alla necessità di un maggiore sostegno economico a causa delle aumentate esigenze dei figli. Il padre, però, ha presentato opposizione chiedendo che l'assegno fosse ridotto a 150 euro. Un'istanza che faceva riferimento alle spese affrontate dopo la separazione, soprattutto per il fatto che il giudice avesse assegnato la casa familiare alla moglie. L'uomo deve infatti sostenere il pagamento del canone di affitto dell'appartamento in cui vive e soprattutto si è trovato ad affrontare un momento economicamente drammatico, dovuto alla drastica riduzione della sua attività lavorativa e delle sue entrate a causa della pandemia e in seguito a un intervento che lo ha costretto a interrompere la sua attività. Affermazioni che l'uomo, consulente per le piccole imprese, ha potuto dimostrare documenti alla mano.

La decisione del Tribunale, che ha ritenuto provate le difficoltà economiche dell'uomo e gli oneri economici, dovuti anche alle cure mediche, fa riferimento anche al fatto che l'attività professionale dell'ex coniuge è stata una tra le più penalizzate dall'emergenza sanitaria. «Deve presumersi - si legge nella decisione - la contrazione dei redditi del resistente libero professionista a causa della pandemia, che ha comportato l'interruzione dell'attività libero professionale per circa due mesi». Il giudice si è però riservato la rideterminazione dell'assegno, qualora venga accertata la ripresa dei livelli reddituali del padre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero