C’è una frase che diversi cittadini hanno pronunciato, ma che molti probabilmente hanno desiderato pronunciare almeno una volta nella vita, rivolgendosi al dipendente...
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L’ultimo scatto riguarda il 2016, e quindi nel conteggiare il costo degli impiegati delle pubbliche amministrazioni, non si è potuto ancora tenere conto dei rinnovi dei contratti che si stanno chiudendo in queste settimane. Ma l’operazione trasparenza aiuta a comprendere quali sono i servizi, in questo caso rappresentati dal solo costo dei dipendenti pubblici, che pesano maggiormente sui contribuenti.
IL CONTEGGIO
Innanzitutto va detto che tutti i pubblici dipendenti costano a ogni cittadino quasi 2.200 euro all’anno, 2.197 per l’esattezza. L’esborso principale è per i dipendenti della scuola. Gli stipendi di professori, presidi, bidelli e altro personale amministrativo, costano 654,17 euro a cittadino. Il Servizio Sanitario Nazionale, che comprende gli stipendi di medici e infermieri, nel riparto “vale” 512,62 euro. Seguono le Regioni a statuto ordinario e le autonomie locali con i loro 264,93 euro. Da soli questi tre comparti rappresentano oltre il 50% della spesa sostenuta per i dipendenti pubblici. Il quarto posto è occupato, ma ad una certa distanza, dalla Polizia di Stato, che “pesa” solo 84,15 euro su ogni cittadino, il 3,83% della spesa totale per il pubblico impiego. La macchina fiscale, rappresentata dalle Agenzie, costa 34,26 euro, ma magistratura ordinaria 29,55 euro. Dalla fotografia emerge anche qualche curiosità. I dipendenti della Sicilia, Regione a statuto speciale, costano 14,11 euro a cittadino, quasi quanto tutta la marina (14,66 euro) o la polizia penitenziaria (15,96 euro).
IL RICAMBIO
Ma costo del lavoro a parte, il conto annuale del Tesoro mette in luce altri aspetti importanti del pubblico impiego in Italia. A cominciare dall’invecchiamento dei travet. L’età media, per la prima volta, ha superato i 50 anni. Pesa l’ormai lunghissimo blocco delle assunzioni. Ma le cose dovrebbero cambiare nei prossimi anni, già a partire dal 2019, quando i limiti al turn over verranno superati. Non solo. Secondo i dati del conto annuale, alla fine del 2016 ben 488 mila dipendenti pubblici hanno oltrepassato la soglia dei 60 anni, mentre altri 650 mila hanno un’età compresa tra i 55 e i 59 anni. Significa che sta per affacciarsi un forte ricambio generazionale nella pubblica amministrazione.
Un’occasione per portare nei ranghi non solo nuove energie, ma anche nuove competenze. Dall’altra parte, però, avverte la Ragioneria generale dello Stato, c’è anche un rischio. Il forte invecchiamento nel pubblico impiego potrebbe rendere progressivamente più difficoltoso l’affiancamento, e quindi la trasmissione della conoscenza dei complessi processi lavorativi propri dell’impiego pubblico, fra neo assunti e dipendenti esperti.
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Il Messaggero