Coronavirus, studio sui due pazienti cinesi: ecco cosa succede ai polmoni

 Le radiografie mostrano quanto sia stato profondo l’effetto sui polmoni dei primi due pazienti infetti dal coronavirus curati allo Spallanzani. Gli spazi aerei si...

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 Le radiografie mostrano quanto sia stato profondo l’effetto sui polmoni dei primi due pazienti infetti dal coronavirus curati allo Spallanzani. Gli spazi aerei si erano riempiti di un liquido formato da pus e sangue, i due malati non potevano più respirare. Questo materiale, lastre e ricerca, fa parte di una pubblicazione scientifica degli esperti dello Spallanzani appena diffusa. Ora entrambi i pazienti stanno bene, ma c’è stato un giorno in cui si è temuto che la situazione fosse compromessa. Invece, la terapia degli specialisti del reparto di malattie infettive ha salvato i primi due pazienti di coronavirus che, dopo molti giorni trascorsi in terapia intensiva, ora stanno meglio. 


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LA STORIA
I pazienti sono marito e moglie, lui 67 anni, ingegnere biochimico, lei 66, docente universitaria di letteratura. Entrambi di Wuhan, erano arrivati a gennaio in Italia come turisti. Dopo un viaggio tra Malpensa, Verona, Parma e la Toscana, in un hotel di Roma si erano sentiti male e il 29 gennaio sono stati ricoverati allo Spallanzani. Era un’altra epoca per l’Italia, perché ancora il Paese non sapeva che qualche settimana dopo l’epidemia avrebbe travolto tutto il mondo occidentale. Ma nello studio pubblicato sulla rivista “International Journal of Infectious Diseases” viene raccontato il percorso terapeutico e descritto l’effetto, drammatico, del coronavirus sui pazienti più gravi (per fortuna una minoranza dei contagiati).

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Vediamo più nel dettaglio la ricostruzione degli esperti dell’Istituto Spallanzani nel report pubblicato sulla rivista scientifica: «Questa è un’analisi su sole radiografie e Tac dei due pazienti, un uomo e una donna entrambi residenti della città di Wuhan, in Cina, in Italia per le vacanze. La 66enne donna era sottoposta a terapia orale per ipertensione, mentre il 67enne paziente maschio era apparentemente sano. Il 28 gennaio si sono ammalati contemporaneamente con sintomi respiratori e febbre e sono stati ammessi il giorno seguente, il 29 gennaio, all’unità di isolamento di alto livello dell’Istituto».
 

Comincia allora la difficile battaglia contro il Covid-19. «Durante il follow-up - scrivono gli esperti dello Spallanzani - sono stati notati elementi non comuni come versamenti pleurici, un aspetto tubolare e allargato dei vasi polmonari e linfoadenopatia mediastinica». E proprio «l’aspetto dei vasi durante il follow-up, potrebbe essere un segnale radiologico di allerta precoce per prevedere il deterioramento polmonare iniziale», ipotizzano. 

SEGNALI
Nei giorni più complicati, la coppia di turisti ha sviluppato «la sindrome da stress respiratorio dell’adulto», tanto che in quattro giorni l’insufficienza respiratoria è stata così grave che potevano respirare solo grazie a ventilatori. Le prime radiografie effettuate sui pazienti mostrarono “opacità del vetro smerigliato”. Scrivono i ricercatori dello Spallanzani: «I modelli polmonari in entrambi i pazienti sono caratterizzati da ipertrofia dei vasi polmonari, che sono aumentati di dimensioni, in particolare nelle aree con danno interstiziale più pronunciato. Questa nuova evidenza radiologica suggerisce un diverso modello di coinvolgimento polmonare rispetto a quelli osservati nelle altre infezioni note gravi causate da coronavirus (Sars e Mers)». 


Ancora: «La presenza di infiltrati polmonari potrebbe descrivere un predittore precoce della compromissione polmonare». Gli spazi aerei dei polmoni mostravano del liquido, pus, sangue o acqua; i vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore ai polmoni per ossigenarsi si stavano allargando. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero