Polmonite interstiziale. Due parole che spaventano quasi quanto il nuovo coronavirus. Dopo la speranza di non essere contagiati, infatti, v'è quella di non finire nella...
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Cos'è la polmonite interstiziale?
«E' un'infiammazione polmonare che in genere colpisce le vie aeree terminali, dove avvengono gli scambi gassosi. Colpisce quella parte del polmone che sta tra i vasi sanguigni e l'alveolo».
E' una patologia molto grave?
«Non sempre. Molto dipende dalla quantità di polmone che viene coinvolto. Maggiore è il coinvolgimento maggiore sarà la gravità. Ci sono casi in cui basta dare solo dell'ossigeno e che si possono risolvere in casa propria. Ci sono casi che richiedono la ventilazione meccanica non invasiva che consiste sostanzialmente solo nello spingere aria nei polmoni. E ci sono casi in cui è richiesta la ventilazione meccanica invasiva, che richiede l'intubazione e il ricovero in Terapia intensiva. Nelle situazioni più gravi si può ricorrere all'Ecmo, una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione».
Si guarisce completamente senza conseguenze?
«Sì. Nei casi più lievi bastano anche poche settimane. Nei casi più gravi ci vuole più tempo, ma si può guarire senza conseguenze. I problema è che con il coronavirus possiamo aiutare i pazienti a superare la polmonite, ma combattere direttamente il virus».
Chi sono i soggetti più a rischio?
«Certamente le persone con patologie pregresse, quindi già debilitate per altri motivi. Un anziano in salute e in forma, invece, corre lo stesso rischio degli altri. Anche i bambini possono essere più fragili, per via del loro sistema immunitario meno preparato».
Quali sono i sintomi a cui stare attenti?
«Certamente affanno, dispnea e dolore toracico. Poi ci sono anche sintomi come tosse insistente, febbre alta e in generale un incremento della sintomatologia. In questi casi, chi si sta curando a casa, deve rivolgersi subito al medico».
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Il Messaggero