Coronavirus, il decalogo per gli anziani: «Una passeggiata è meno pericolosa di un abbraccio»

«Precludere agli anziani di uscire di casa mi sembra una misura esagerata, meglio invece raccomandare limitazioni dei contatti sociali stretti». E' così che...

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«Precludere agli anziani di uscire di casa mi sembra una misura esagerata, meglio invece raccomandare limitazioni dei contatti sociali stretti». E' così che Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria, ha commentato l'appello della regione Lombardia agli over 65 di rimanere per le prossime tre settimane in casa per evitare di rimanere contagiati dal nuovo coronavirus.


Professore, perché gli anziani sono considerati più a rischio?
«In parte a causa dell'invecchiamento del loro sistema immunitario che è in generale meno efficiente. Ma anche e soprattutto per la maggior presenza di altre patologie croniche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, il diabete, uno scompenso cardiaco e così via. Inoltre, negli anziani si riscontra spesso un problema di malnutrizione che li rende certamente più vulnerabili alle infezioni. La presenza di altre patologie può anche rendere difficile sia per il paziente che per il medico riconoscere i primi sintomi del nuovo coronavirus in caso di contagio. Per questo si raccomanda agli anziani di fare attenzione a nuovi segni di malessere, come affaticamento e dolori muscolari».

Se stare chiusi in casa è una soluzione estrema, allora cosa è più giusto fare?
«Più che stare chiusi in casa, dove comunque molto spesso gli anziani ricevono visite dall'esterno, ad esempio da nipoti e amici, direi che sarebbe più corretto raccomandare una limitazione dei contatti sociali esterni. Certamente può essere più rischioso baciare o abbracciare un nipote più giovane, che a sua volta ha avuto contatti esterni stretti, che farsi una bella passeggiata al parco all'aria aperta. Magari sono da evitare i centri commerciali o i supermercati, ma una bella camminata fuori non è assolutamente da sconsigliare».

E' meglio che un nipote eviti di andare a trovare il proprio nonno a casa?
«Non sarei così drastico. Ma è consigliabile limitare le visite a casa a poche persone. O quantomeno solo ai propri cari stretti in modo da contenere il rischio di entrare accidentalmente a contatto con il nuovo coronavirus. Inoltre, spesso gli anziani hanno difficoltà ad occuparsi da soli dell'igiene della propria abitazione. Sappiamo che il virus è sensibile all'alcol e ai prodotti igienizzanti e per questo può essere molto importante usarli sulle superfici della propria casa, specialmente quando si ricevono visite dall'esterno. Un tipo di igiene, questo, che non sempre un anziano può assicurare ed è anche per questo che è meglio non far entrare troppe persone in casa propria».

Quali altre misure di prevenzione possono adottare gli anziani?
«La principale misura di precauzione per gli anziani è quella di evitare il freddo, che potrebbe facilitare il contagio e l'infezione. Inoltre, si raccomanda di seguire una sana e corretta alimentazione. Spesso capita che gli anziani siano malnutriti e questo li rende più vulnerabili. Le altre misure di prevenzione sono le stesse diffuse per tutti dal ministero della Salute. Tra queste c'è quella di lavarsi spesso le mani e di utilizzare disinfettanti appositi».

Quali sono i sintomi che potrebbero rappresentare un campanello d'allarme per gli anziani?

«I sintomi del coronavirus sono piuttosto generali e non differiscono in base all'età: febbre, astenia con eventuali dolori muscolari, tosse secca. Quindi, l'impronta prettamente respiratoria (affanno e tosse con catarro) non è comune all'esordio, ma lo diviene tardivamente. Trattandosi di sintomi condivisi con altre malattie, infettive e non, è bene non allarmarsi. Va bene consultare il proprio medico e fare un'attenta analisi dei contatti. In caso di contatto dubbio, va senz'altro segnalato. Con il proprio medico, inoltre, si valuterà l'eventualità di sospendere o modificare le terapie che si stanno seguendo per altre patologie. Ma mai fare da soli».
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Il Messaggero