Commercio ittico, così usavano il clan

Commercio ittico, così usavano il clan
L'INCHIESTAMetodi mafiosi nella gestione del commercio ittico, minacce reiterate e intimidazioni, con il vanto della protezione di ambienti criminali potenti, per ottenere il...

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L'INCHIESTA
Metodi mafiosi nella gestione del commercio ittico, minacce reiterate e intimidazioni, con il vanto della protezione di ambienti criminali potenti, per ottenere il monopolio delle bancarelle del pesce nei mercati di Latina e Cisterna. Prima utilizzando il braccio operativo dei Di Silvio e la loro forza criminale sul territorio, in un secondo momento, con l'arresto del clan, uscendo direttamente allo scoperto per sbaragliare la concorrenza e indurla ad abbandonare le attività. E' questo lo scenario che emerge nell'ambito di una nuova indagine condotta dalle squadre mobili di Latina e Roma e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, che ieri ha portato all'esecuzione di tre misure cautelari a carico dell'imprenditore ittico di Fondi Maurizio De Santis, rappresentante e socio unico dell'attività La bancarella del pesce srl, di Giuseppe D'Alterio, esponente di spicco della criminalità fondana e considerato il mandante delle intimidazioni, e di Giuseppe Montella, dipendente dell'attività di vendita al dettaglio. Il primo è finito in carcere, gli altri due ai domiciliari. Le accuse, a vario titolo, sono di tentata estorsione e atti di illecita concorrenza aggravati dal metodo mafioso. Al centro dell'attività investigativa c'è proprio l'imprenditore De Santis, principale artefice delle attività estorsive e delle intimidazioni che dal 2016 fino ai mesi scorsi sono state consumate tra i banchi del pesce dei mercati settimanali di Latina e Cisterna.

La vittima è invece il titolare dell'attività concorrente Adri.mar, altro imprenditore del settore, vessato e intimidito per anni e ormai sull'orlo del tracollo economico. Il primo impulso all'attività investigativa, come avvenuto per altre grandi inchieste che hanno travolto il territorio dopo Alba Pontina, arriva ancora una volta dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese.
Sono loro a raccontare per primi di essere stati contattati da Armando Lallà Di Silvio per risolvere alla loro maniera un problema sui prezzi di vendita del pesce al mercato. La lamentela arrivava dalla bancarella di Fondi, quella degli amici dei D'Alterio. C'era quindi necessità di dare una prova di forza nei confronti delle bancarelle di Latina e di Terracina, per far capire chi è che comanda. All'inizio si chiede ad entrambi di allineare i prezzi per vendere tutti allo stesso modo, poi si passa alle azioni intimidatorie vere e proprie nei confronti del banco di Terracina. La presenza del clan rom di Latina e il nome dei D'Alterio era già sufficiente a far comprendere all'avversario che non doveva mettersi di traverso.

Il banco di De Santis era di fatto dei D'Alterio e se la vittima voleva continuare doveva versare del denaro. Ci hanno pagato per venire qua per mandarti via, dicono i due esponenti del clan rom. La vittima non demorde ma la situazione, con il tempo, non migliora. Con l'ondata di arresti che di fatto decapita la famiglia di Silvio viene meno il braccio operativo individuato dai D'Alterio su Latina e a quel punto è lo stesso De Santis ad uscire allo scoperto e ad agire in prima persona. Te lo faccio chiudere subito questo banco, Tu non sai chi sono io, Tu sei amico delle guardie e fai una brutta fine. E ancora: Ti gonfiamo se parli, Io sono protetto, se parli ti gonfio. Sono solo alcune delle frasi di minaccia costantemente pronunciate all'indirizzo del titolare della Adri.mar, insieme agli insulti (Pezzo di merda, cornuto) e perfino a un episodio di aggressione fisica. Ma accanto alle parole ci sono anche i fatti: la vendita sistematica di prodotti sottocosto per alterare le regole della concorrenza e portare lentamente il rivale a chiudere bottega e poi dispetti quotidiani come versare detersivi e candeggina vicino ai prodotti per allontanare i clienti che venivano a comprare dai concorrenti.
Laura Pesino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero