Il Cnel chiude, ma gli enti si moltiplicano

Il Cnel chiude, ma gli enti si moltiplicano
Ai tempi delle vacche grasse i Cnel proliferavano. Un solo Consiglio nazionale non bastava e nelle regioni spuntarono tanti piccoli “Crel”. Stesse caratteristiche e...

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Ai tempi delle vacche grasse i Cnel proliferavano. Un solo Consiglio nazionale non bastava e nelle regioni spuntarono tanti piccoli “Crel”. Stesse caratteristiche e competenze, cambiava solo la consonante. Un Cnel regionale per Lazio, Sardegna, Marche, Piemonte, Umbria, Liguria. Ed ecco la moltiplicazione dei doppioni e di presidenti, vice, consiglieri, membri, rappresentanti degli ordini, quadri sindacali. Uno strapuntino, un titolo per il biglietto da visita, un ufficio, una segretaria, non si negava a nessuno. A che scopo? Organizzare convegni, seminari, avvalendosi di studi e ricerche, commissionati a consulenti esterni. A deliberare ci pensavano gli uffici di presidenza su richiesta del Crel.


Il governo ha decretato da qualche tempo il de profundis per la casa madre Cnel. La legge di Stabilità è andata oltre, ha azzerato le indennità per i consiglieri. Ma c’è chi, per una sorta di accanimento terapeutico, punta a mantenerlo in vita. gratis. Quando a Villa Lubin si spegneranno le luci e i 90 dipendenti, tra i quali si annidano professionalità eccellenti che ormai rischiano la depressione, traslocheranno. E i Crel?

PRESIDENTE DI 83 ANNI

Il Lazio ha deciso di abbreviare l’agonia del suo mini-Cnel. Il presidente, Giacomo Troja, si è dimesso qualche giorno fa. Era un decano della Pisana: 83 anni (il presidente del Cnel Marzano del resto ne ha quasi 80 ). Ex sindaco di Arcinazzo romano, ex dirigente Cisl, Troja aveva un suo ufficio e 3 dipendenti part-time a disposizione. Non percepiva alcun rimborso, a parte il vitalizio da ex consigliere regionale (5.890 euro). Un curriculum speculare ad altri componenti del Crel. Dalla gestione Zingaretti in poi, “ l’ente dell’ente“ è ufficialmente decaduto. Ne restano poche tracce. Ad esempio una ricerca commissionata 5 anni fa all’Università Roma Tre che definiva l’economia del Lazio «sana con punte di eccellenza», a parte alcune «criticità».

Sia chiaro. La casa madre è del tutto scollegata dai Crel che possono considerarsi filiazione naturale ma illegittima. A parte i protocolli di reciproca collaborazione firmati all’atto di nascita e poi finiti nel dimenticatoio. A Villa Lubin il giro di vite è iniziato tra la fine del 2011 e il 2012. Prima tra contratti di ricerca e incarichi vari si spendevano 4 milioni e 600 mila euro. Per i rimborsi delle missioni si spendevano 3 milioni e 300 mila euro. Per non parlare dei convegni. Quello dell’Istituto nazionale fauna, in programma il prossimo 7 novembre, si occupa del “programma di integrazione dei colombi di città”. È stato annunciato sul sito e poi cautamente cancellato.


Da gennaio stop alle indennità per il presidente e i consiglieri. «Mi sembra che la legge non sia stata ancora approvata - consiglia prudenza Paola Manacorda, consigliere Cnel - ne discuteremo all’assemblea. Ma sia chiaro: i rimborsi per le spese di funzione non si possono tagliare». I 90 dipendenti Cnel non rischieranno il posto. Verranno assorbiti dalla Corte dei conti. Non sarà così per 4 precari storici, tutti impiegati, che alla fine di dicembre resteranno a spasso. Perché, può sembrare assurdo, ma al Cnel, considerata da sempre “la casa dei sindacati” , si può restare con un contratto a termine anche 23 anni. Paradossi italiani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero