Clan e politica, il pentito: ecco chi aiutammo

Clan e politica, il pentito: ecco chi aiutammo
L'INCHIESTADal clan Di Silvio, e in particolare da Costantino e Armando, Agostino Riccardo aveva ricevuto una vera e propria delega alla politica. Lo dichiara lui stesso in uno...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 6 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anni
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'INCHIESTA
Dal clan Di Silvio, e in particolare da Costantino e Armando, Agostino Riccardo aveva ricevuto una vera e propria delega alla politica. Lo dichiara lui stesso in uno dei colloqui con la Dda. «Non essendo zingaro e frequentando le società civile avevo i contatti con queste persone. Abbiamo fatto campagna elettorale per Maietta quando si presentò come consigliere comunale a Latina e poi come parlamentare, a Di Giorgi quando si presentò come sindaco, a Gina Cetrone quando si presentò come consigliere comunale. Abbiamo fatto anche la campagna per il partito di Salvini tramite Raffaele Del Prete, il partito era Noi con Salvini».

In quest'ultimo caso il consigliere era il capolista Matteo Adinolfi, iscritto nel registro degli indagati in questa nuova inchiesta che due giorni fa ha portato all'arresto dell'imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e del suo collaboratore, commissario della Lega a Sezze, Emanuele Forzan. Ma il collaboratore di giustizia, senza contraddizioni e con dovizia di particolari, chiama in ballo nelle sue dichiarazioni altri politici non indagati in questo procedimento e per questo reato (come appunto Maietta ma anche Di Giorgi e Orlando Tripodi), ricostruendo i dettagli degli affari del clan legati a doppio filo con la politica che, in tempi di elezioni, per la famiglia rom aveva evidentemente sempre rappresentato un affare da sfruttare. Riccardo riferisce agli investigatori i contatti con Del Prete e con il suo segretario Emanuele, gli incontri, la chiusura dell'accordo per le amministrative del 2016 e le diverse consegne di denaro contante per procurare voti e portare in Consiglio comunale Matteo Adinolfi.
Ma ricorda tutto anche del passato, ogni elezione, ogni candidato, ogni nascita di nuova lista, ogni appoggio chiesto e dato, dimostrando una padronanza della materia di lungo corso. «La gente si rivolgeva a me per la compravendita e le affissioni come clan non come Riccardo Agostino spiega agli investigatori in alcuni passaggi riportati nella nuova ordinanza Lo sapevano con chi stavano a parlare. Inoltre erano a conoscenza delle campagne elettorali fatte da noi nel passato per Pasquale Maietta che ha sempre vinto le elezioni».
E ancora: «Nel 2006 abbiamo fatto vincere Pasquale Maietta con 1000 voti, divenne assessore del Comune. Faceva parte della lista Zaccheo, che però non c'entra niente con questi traffici. Io all'epoca ero con il clan Travali. Quando venne sfiduciato Zaccheo si candidò nel 2011 Giovanni Di Giorgi e anche in questa occasione abbiamo portato voti come clan Travali. Nel 2013 nacque la lista Fratelli d'Italia e noi sostenemmo Pasquale Maietta con circa 35mila voti per entrare alla Camera dei deputati. Fecero dimettere Rampelli ed entrò Maietta. Nel 2013 Di Giorgi ci presentò Gina Cetrone che era consigliera uscente con la lista Polverini. Dovevamo sostenere anche lei per quel periodo elettorale ma poi la tradimmo perché su richiesta di Maietta dirottammo i voti su Nicola Calandrini. Erano le elezioni del 2013».

L'onda lunga delle dichiarazioni dei pentiti del clan non risparmia dunque nessuno. E Renato Pugliese non solo conferma tutto ma raffina ogni dichiarazione con dovizia di particolari i contorni degli interessi politico elettorali con il clan. Non solo appunto quelli di Del Prete, interessato a far eleggere a tutti i costi Adinolfi, ma anche quelli di Pasquale Maietta: «Nel 2013 tutti gli zingari lo hanno votato. Era particolarmente amico di mio padre e la campagna elettorale, ossia l'affissione dei manifesti, veniva fatta dagli zingari». A conferma poi degli affari d'oro rappresentati dalle tornate elettorali, Pugliese dichiara che «l'appalto delle campagne accaparrato dai Di Silvio era il frutto di una guerra intestina con altri gruppi criminali (Morelli e Travali) che «erano stati estromessi da questa fonte di guadagno illecita».
Laura Pesino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero