Operazione Scarface, la rete dello spaccio: fiumi di cocaina per i professionisti

 Hashish, marijuana e soprattutto cocaina. E' ancora una volta la droga il business principale del clan Di Silvio. Dalle carte dell'inchiesta Scarface emerge...

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 Hashish, marijuana e soprattutto cocaina. E' ancora una volta la droga il business principale del clan Di Silvio. Dalle carte dell'inchiesta Scarface emerge un'associazione strutturata per gestire lo spaccio a Latina, ma anche a Priverno, Sezze e Pontinia attraverso una ramificata rete di pusher affiliati.

 

ZONA PUB

La principale piazza dello spaccio è la zona dei pub del capoluogo, il fulcro della movida che ogni weekend raccoglie migliaia di giovani. Una zona rimasta libera dopo l'arresto dei fratelli Travali che avevano il controllo dello spaccio. Il presidio criminale nella zona era basato sul modello militare, con vedette armate appostate nei punti strategici. Stesso discorso per la zona di piazza del Quadrato, anch'essa particolarmente frequentata da giovani, e Villaggio Trieste. I debiti di droga aprivano successivamente la strada alle attività estorsive per il recupero del denaro.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, l'attività di spaccio era consolidata e affidata a un gruppo specifico all'interno del clan, così come confermato anche dai quattro pentiti Pugliese, Riccardo, Zuppardo e Pietrobono, i quali indicano i vertici del traffico di droga in Romolo Di Silvio e nella famiglia Di Stefano. L'associazione finalizzata al traffico di droga è composta dunque dagli organizzatori: Romolo Di Silvio, Antonio Di Silvio detto Patatino, Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto, Fabio Di Stefano detto Il Siciliano, Carmine Di Silvio detto Porcellino - Zio Sale. Poi c'è una vasta rete di pusher tra i quali Daniel Alessandrini detto Tyson, Mirko Altobelli detto Il Sinto, Riccardo Mingozzi, Mirko Lolli.
«E' stato appurato - scrive il giudice - che l'attività di spaccio viene gestita fondamentalmente presso l'abitazione della famiglia Di Silvio in via Moncenisio come evidenziato da tutti i collaboratori di giustizia i quali hanno coralmente dichiarato che il gruppo si riuniva nell'abitazione dove avvenivano le riunioni anche per quel che concerne la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti. L'abitazione costituiva anche il luogo privilegiato dove la droga veniva custodita e dove veniva effettuato il confezionamento delle dosi».
Come spesso viene sottolineato dagli investigatori, Latina rappresenta una piazza di spaccio particolarmente florida. Non bisogna dunque ritenere che la platea degli assuntori di droga sia limitata ai ragazzi più giovani in cerca dello sballo nel weekend. Le carte dell'inchiesta confermano, al contrario, la presenza di numerosi clienti tra i professionisti della città e della provincia.

LE 82 CHIAMATE

Uno degli episodi citati dal giudice nell'ordinanza di custodia cautelare riguarda, ad esempio, un commercialista che chiama ben 82 volte il pusher del clan Di Silvio per ottenere dosi di cocaina, pagate tra gli 80 e i 100 euro al grammo. Una fornitura che sfiora i mille euro al mese per un solo cliente, un dato che la dice lunga sul giro di affari che si può ricavare moltiplicando il valore dello spaccio per decine di clienti abituali e occasionali.


Marco Cusumano
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Il Messaggero