Il caso di Capodanno, vigili assenti, i medici si contraddicono

Il caso di Capodanno, vigili assenti, i medici si contraddicono
Non ci sono solo i caschi bianchi sospettati di aver disertato in massa il servizio nella notte di Capodanno, sotto la lente della Procura. A rischio indagine, ci sono anche i...

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Non ci sono solo i caschi bianchi sospettati di aver disertato in massa il servizio nella notte di Capodanno, sotto la lente della Procura. A rischio indagine, ci sono anche i medici che hanno redatto 600 certificati di malattia, di cui 31 già definiti «sospetti» nella relazione che il comandante Raffaele Clemente ha inviato ai magistrati. E ora che l'inchiesta dei pm Nicola Maiorano e Stefano Fava ha mosso i primi passi, la svolta potrebbe arrivare a breve: nei giorni scorsi è iniziata la sfilata dei sanitari di fronte alla polizia giudiziaria. Poco per volta, saranno sentiti tutti i dottori che hanno compilato documenti su cui si possano avanzare dubbi. Per il momento, i camici bianchi sono ascoltati come persone informate sui fatti, per chiarire eventuali anomalie.




Ma, da quanto si apprende, un riscontro ai sospetti degli inquirenti ci sarebbe già: alcuni medici, durante l'audizione, avrebbero fornito dichiarazioni giudicate «contraddittorie».



Nel caso in cui venisse accertato che qualche vigile abbia utilizzato certificazioni false, redatte con il solo scopo di saltare il turno nella notte di San Silvestro, sarebbero anche i dottori-amici a finire sul registro degli indagati, con l'accusa di falso, insieme ai tre “pizzardoni" già accusati di tentata interruzione di pubblico servizio. Mentre l'inchiesta della Procura prosegue a ritmo serrato, si è conclusa l'istruttoria del ministero della Pubblica Amministrazione. Nella relazione inviata al Comune si specifica, tra l'altro, che servono sanzioni anche per i comandanti dei singoli gruppi che hanno ritardato eventuali visite fiscale.



I COMANDANTI

Tra questi, ci sarebbe persino la vicecomandante Raffaella Modafferi che ha guidato l’indagine da cui è partita l’inchiesta penale. Come si legge nel documento, i diretti interessati avrebbero fornito giustificazioni definite non solo «poco credibili», ma addirittura «non accettabili»: avrebbero dichiarato di essere impossibilitati ad effettuare i controlli perché «la sede era priva di alimentazione elettrica», oppure perché «non vi era alcuno abilitato ad accedere al sistema informatico».



La relazione prosegue segnalando la «necessità di assicurare l'aggiornamento degli elenchi del personale in reperibilità, onde evitare disservizi», visto che il 31 dicembre la richiesta di tornare in servizio sarebbe arrivata anche ad agenti in pensione. «Il ministero ha risposto alle domande che ho posto nelle interrogazioni parlamentari - spiega il senatore Ncd Andrea Augello - Alla luce dei provvedimenti disciplinari consigliati, mi chiedo se la Modafferi sia compatibile che resti in capo al corpo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero