Casati Modignani: la mia infanzia nel Bacio di Giuda

Casati Modignani: la mia infanzia nel Bacio di Giuda
L'INTERVISTA“Il bacio di Giuda” è l'ultima fatica letteraria di Sveva Casati Modignani, edito da Electa Mondadori. È il seguito de “Il diavolo e la...

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L'INTERVISTA
“Il bacio di Giuda” è l'ultima fatica letteraria di Sveva Casati Modignani, edito da Electa Mondadori. È il seguito de “Il diavolo e la rossumata”, del 2009, «che ha avuto una genesi particolare - dice la scrittrice - inizialmente l'editore mi aveva chiesto un libro di ricette. Non ritenendomi adatta, ho preferito riproporre i manicaretti che mia nonna preparava durante la guerra».

Dalla rievocazione culinaria a quella storica...
«Merito di mio nipote Lapo, 8 anni, un grande lettore. Una volta terminato “Il diavolo e la rossumata” è venuto a chiedermi della cantina dove ci nascondevamo, del suono delle bombe, dove avevamo gli animali. Poi è arrivata Luna, che all'epoca frequentava la terza media. La sua insegnante mi invitò a raccontare i miei ricordi a ragazzi storie che non si trovano sui libri. Così ho pensato: a questo punto faccio il seguito».
Lei utilizza le vicende della sua famiglia per raccontare il Paese di una volta...
«Era un Paese allo sfascio, con centinaia di migliaia di persone senza una casa alla ricerca disperata di un alloggio. Che viveva con tutta la famiglia in una stanza e lavorava duro per pagarsi un misero letto. Però all'orizzonte c'era un futuro pieno di speranza. Mi diceva mio padre: “Un giorno staremo meglio degli americani, perché il nostro è un grande Paese”».
Come descriverebbe l'Italia di oggi?
«Lo sto facendo nel mio prossimo libro, dove parlerò di produttività ed eccellenze. Racconterò di storie di donne imprenditrici vinicole che producono vino di grandissima qualità e lo esportano in tutto il mondo».
E invece, come nasce “Il bacio di Giuda”?
«Quando facevo qualche marachella, andavo da mia madre per farmi perdonare, cercando di abbracciarla e baciarla. Lei mi scostava dicendo che non voleva il bacio di una traditrice».
C'è un ricordo troppo personale non inserito nel libro?
«No. Però ce n'è uno di cui ho parlato poco: è stato il momento della mia folgorazione. L'arrivo degli americani. Io sono nata durante l'oscuramento. Non ci si poteva esprimere liberamente, sui muri c'era scritto: “Taci, il nemico ti ascolta”. Poi sono arrivati gli americani ed è stata un'esplosione di musica, di sorrisi, di colori, un momento da sogno. Io ero incredula: pensavo che la vita fosse la guerra».
E questa Italia?

«Gli italiani non sono mai stati bravi a fare la rivoluzione. L'hanno fatta i russi, i francesi, gli americani. Ma gli italiani no. Neanche nel 1848. Hanno sempre abbozzato».
Alessandro Di Liegro
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Il Messaggero