Casa di Hitler, il passato non si cancella: bisogna avere il coraggio di affrontarlo

Casa di Hitler, il passato non si cancella: bisogna avere il coraggio di affrontarlo
Abbattere la casa natale di Hitler forse non è il modo migliore per liberarci dal suo persistente ricordo. Se bastasse questo, quanti simboli negativi della memoria storica...

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Abbattere la casa natale di Hitler forse non è il modo migliore per liberarci dal suo persistente ricordo. Se bastasse questo, quanti simboli negativi della memoria storica si dovrebbero buttare giù in giro per il mondo? Con il passato è meglio fare i conti che rimuoverlo, ammesso sia possibile liberarsene del tutto. Tuttavia, l’annuncio della distruzione della casa dove nacque il capo del nazismo può rivelarsi utile per una riflessione sulla durata del potere e su quanto l’opinione pubblica lo sostenga, anche quando coloro i quali lo hanno incarnato non sono più tra i vivi.


In una delle voci più argute della “Nuova enciclopedia”, Alberto Savinio dice di avere appreso della morte di Hitler in Versilia, mentre stava dissetandosi in un baracchino in cui erano in vendita bibite e cocomeri. Era stato un giovane ciclista a riferire la clamorosa notizia alla venditrice di bevande (“Hai sentito? Dice che Hitler è morto”). Il ciclista ripeté due o tre volte la notizia, ma quella donna continuò a servire bibite nella più assoluta indifferenza. Insomma, non sapeva chi fosse Hitler.

Dallo stupore, Savino passò all’immancabile riflessione: «Mi venne l’idea che colei ignorasse l’esistenza di Hitler “per igiene”, e l’utilità di questa idea mi aiutò a superare la sua stessa assurdità». L’utilità dell’idea che per il bene dell’umanità si potesse ignorare l’esistenza di un personaggio come Hitler: ecco un buon motivo di discussione al di là degli immancabili schieramenti pro o contro, come sempre accade in casi come questo.

IL GIUDIZIO
La rimozione del passato, per quanto doloroso, per quanto abietto, non è possibile, e questa consapevolezza potrebbe indurci a capovolgere il giudizio che sostiene, da vivi e da morti, i criminali della storia. «Si tratta - spiega Savinio - di abolire le idee che rendono nonché possibili, ma ardentemente desiderati uomini come Hitler». Un’utopia, quella di Alberto Savinio? Si direbbe di sì, ma conviene rileggere qualche altra sua annotazione in proposito: «Mi ricordai che io stesso, molti anni prima, avevo proposto la fondazione di una lega i cui soci si dovevano impegnare a ignorare Mussolini e a non pronunciare mai il suo nome. Se più uomini avessero la volontà, la costanza e soprattutto la “preoccupazione igienica” di rispettare il patto di una simile lega, l’ascensione di uomini come Mussolini e Hitler diverrebbe altrettanto vana, quanto quella di un pallone dentro uno spazio privo di aria».


E dunque: «Perché stupire e dolersi dei risultati che dà il potere di un Mussolini o di un Hitler, quando gli uomini, tutti gli uomini sono educati a quelle medesime idee di “grandezza” di cui Hitler e Mussolini sono la naturale e precisa espressione?». Savinio auspicava un radicale mutamento del concetto di grandezza, in assenza del quale si corre il rischio che vengano creati nuovi Hitler e nuovi Mussolini «per sanare i danni degli Hitler e dei Mussolini».

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Il Messaggero