Camerota, pallacanestro e non solo. Questione di famiglia

Camerota, pallacanestro e non solo. Questione di famiglia
BASKET, LA STORIACamerota, un cognome che richiama alla memoria una figura poliedrica: quella di Elio, sindaco di Minturno nel 1974-76 e nel 1983-88, assicuratore, imprenditore...

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BASKET, LA STORIA
Camerota, un cognome che richiama alla memoria una figura poliedrica: quella di Elio, sindaco di Minturno nel 1974-76 e nel 1983-88, assicuratore, imprenditore nel settore turistico a Scauri, cestista e poi dirigente della squadra biancazzurra, scomparso nel 2004 a 71 anni. Ne ricordano l'impegno nello sport i figli Cristiana, 56 anni, agente di assicurazione ed ex giocatrice, e Davide, 51 anni, avvocato, operatore del Consorzio Riviera di Minturno-Scauri ed ex atleta del club pontino. «A casa ricorda Cristiana - mio padre parlava spesso della sua esperienza con la Libertas, negli anni '50, delle trasferte con tifosi accaniti e di gare combattute in campo. Rammento, inoltre, la sua parentesi di presidente della società, alla fine degli anni '80. Il legame con la pallacanestro l'ha poi trasmesso a noi figli: tutti e sei abbiamo praticato questa bella disciplina».

NIPOTE D'ARTE
«La tradizione agonistica continua in famiglia con mia figlia, Martina Petraglia, sciabolatrice delle Fiamme Gialle e della Nazionale». Il discorso scivola sui compagni di viaggio di Elio, nella sua avventura sportiva: «Mi vengono in mente Pino D'Alessandro (a lungo presidente provinciale del Coni di Latina), Mimmo Ianniello (un punto di riferimento del movimento scaurese) e Mario Dalla Chiara (amico di una vita)». Cristiana Camerota parla poi della sua esperienza nel mondo cestistico: «Ho iniziato, come tante coetanee, con il minibasket all'Arena Mallozzi. Nel 1977-83 ho fatto parte della squadra femminile, allenata da Giovannino Falco. Ho condiviso quell'avventura con Paola Coletta, Giovanna Persechino, Rori Monti, Margherita ed Antonella Dalla Chiara, Cetty Granata, Assunta Fedele e Donatella Nasta. Ho smesso di giocare presto, quando ho iniziato a lavorare». Un episodio curioso? «Il coach Giovannino veniva all'Arena con un motorino. Alla fine dell'allenamento, io e le mie compagne facevamo a gara per salire sul suo mezzo e ottenere un passaggio. La Polisportiva (l'Arena Mallozzi, ndr) era un bel luogo di aggregazione e di incontro. Tra i tanti amici, ricordo due giocatori, Tony Veglia e Massimo Irace».
Davide ricorda, invece, una partita straordinaria: «Maggio 1985, San Severo-Scauri 60-64. Quella vittoria sancì il ritorno dei delfini in serie B. Mio padre (allora sindaco di Minturno) fu portato in trionfo dai tifosi scauresi per le vie del centro pugliese. Per lui, che aveva difeso in gioventù i colori biancazzurri, fu un momento davvero emozionante». «I concittadini aggiunge Davide Camerota - dovrebbero sostenere e partecipare a questo movimento di valore inestimabile, in termini di formazione, aggregazione e promozione turistica. Mio padre, prima giocatore e dirigente, poi amministratore ed operatore turistico, si è impegnato con passione e sacrificio a trasmettere questo messaggio e ha dato concretamente il suo esempio, facendo giocare a basket i suoi 6 figli e sacrificando soprattutto le domeniche in famiglia alla causa sportiva».

Antonio Lepone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero