Gavillucci pensa a un sindacato per tutelare gli arbitri di ogni sport

Coraggio e determinazione gli hanno permesso di affrontare sempre a testa alta un percorso complicato, pieno di ostacoli e polemiche, per far valere le proprie ragioni e garantire...

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Coraggio e determinazione gli hanno permesso di affrontare sempre a testa alta un percorso complicato, pieno di ostacoli e polemiche, per far valere le proprie ragioni e garantire ai tesserati dell'Aia un sistema più equo e trasparente. La battaglia del fischietto pontino Claudio Gavillucci, raccontata a dovere in un libro di successo L'uomo nero', è tornata d'attualità dopo l'ultimo terremoto che ha scosso il mondo arbitrale italiano. Come noto, nei giorni scorsi, Daniele Minelli e Niccolò Baroni hanno presentato una denuncia di sette pagine, corredata da otto allegati, alla Procura Di Roma nella quale è stato messo in evidenza come i referti post partita del campionato cadetto venissero ritoccati al rialzo per favorire la promozione di alcuni direttori di gara in serie A.

Una bufera che ha ricordato da vicino il caso dell'arbitro di Latina classe 1979, la cui posizione in merito è chiara: «Inutile dire quanto sia amareggiato per la situazione che ha visto coinvolti i miei due colleghi - ammette Gavillucci -, una vicenda che mi ha fatto tornare indietro di qualche anno, all'inizio di una battaglia che ha cambiato la mia vita».
Minelli e Baroni sono assistiti dall'avvocato Gianluca Ciotti, lo stesso professionista che continua a seguire il direttore di gara nato e cresciuto nel capoluogo pontino.
RAMMARICO
Il Collegio di Garanzia del Coni ha ritenuto inammissibile il ricorso dei due arbitri, decisione che ha sorpreso, e non poco, lo stesso Gavillucci: «Premesso che sono garantista e che solo i tribunali accerteranno la veridicità dei fatti, siamo di fronte ad un caso in cui sono presenti chat e tracce audio, nelle quali si evince che qualcosa nel sistema di valutazione delle prestazioni dei direttori di gara non funziona».
LA RINUNCIA
«In questi ultimi due anni mi sono impegnato in prima persona per migliorare l'associazione, in totale cortocircuito, incapace di garantire trasparenza e che, con la nomina di Trentalange, aveva l'occasione di provare a fare finalmente un passo in avanti. Mi sarei aspettato quindi dallo stesso una presa di posizione forte, un chiaro segnale di discontinuità che invece non c'è stato».
Gavillucci era stato interpellato, tra l'altro, proprio dall'attuale presidente Trentalange per contribuire al cambiamento del sistema, avendo trovato nella lettura de L'uomo nero' diversi spunti per il programma relativo alla candidatura ai vertici dell'Aia: «Dopo questi ultimi accadimenti -prosegue il pontino - è molto probabile che io rinunci anche al ricorso per il ritiro della tessera Associativa. Se potessi tornare indietro probabilmente prenderei decisioni diverse, perché se è vero che la mia battaglia ha permesso agli arbitri di ottenere dei benefici, tra cui l'accesso agli atti e la possibilità di conoscere le valutazioni ogni settimana, è altrettanto innegabile che un cambiamento sostanziale non sia mai avvenuto. Ho lottato perché ci credevo, così come ero convinto che con il nuovo management si potesse dare una spallata ad un organismo chiuso, refrattario e obsoleto. Da parte dell'Aia invece c'è stato solo un laconico comunicato, una mancata presa di posizione su fatti che, qualora fossero accertati, sarebbero molto gravi soprattutto perché commessi da chi doveva garantire la parità di trattamento tra tutti gli arbitri ed invece sembrerebbe aver favorito alcuni a scapito di altri».
NUOVA IDEA


Il direttore di gara pontino aveva ricominciato ad arbitrare in Inghilterra dove ha aperto una start-up, anche se il futuro potrebbe riservare altro: «Ho diversi progetti in testa e tra questi c'è anche quello di dar vita ad un entità giuridica terza a Figc e Aia che possa tutelare personalmente, legalmente ed economicamente tutti gli arbitri, non solo quelli impegnati in un campo di calcio. Anche perché oltre agli aspetti tecnici, purtroppo si continua a sentir parlare di episodi di violenza e credo sia giusto che i fischietti, sempre legati in maniera subordinata e non indipendente alle proprie federazioni, abbiano la possibilità di far sentire la propria voce. Un'idea che vede coinvolto il mio avvocato Gianluca Ciotti e un importante sindacato italiano, che spero di poter realizzare presto»
Davide Mancini
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Il Messaggero