Buoni pasto, con gli e-ticket stop alla spesa al supermercato

Buoni pasto, con gli e-ticket stop alla spesa al supermercato
In periodi di crisi la spesa si faceva anche con i buoni pasto, ma quei tempi potrebbero presto finire. O quasi. Anche perché una vera e propria valanga di ricorsi potrebbe...

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In periodi di crisi la spesa si faceva anche con i buoni pasto, ma quei tempi potrebbero presto finire. O quasi. Anche perché una vera e propria valanga di ricorsi potrebbe abbattersi sulle novità normative e fiscali per i buoni pasto elettronici (i cosiddetti “Ticket restaurant”) entrate in vigore il primo luglio scorso. Al Codacons, l'associazione dei consumatori, il divieto - ora più stringente - di poter cumulare e-ticket, utilizzandoli anche per la spesa al supermercato, non piace affatto. E si prepara a presentare una class action, un'azione giudiziaria collettiva contro le norme.


È stata la legge di Stabilità 2015 ad aver introdotto – dopo 17 anni – alcune novità e, in particolare, ad aver stabilito l’aumento del valore esentasse dell’e-ticket (la carta elettronica che va letta dai dispositivi pos, come fosse un bancomat) che è passata da 5,29 euro a 7 euro. Un ritocco all’insù valido però solo per quelli elettronici e non per i cartacei. Un'esenzione fiscale e contributiva che probabilmente spingerà la maggior parte delle aziende a utilizzare gli e-ticket.

Con la digitalizzazione i lavoratori dovranno però dire addio ai buoni pasto usati dopo l’orario di ufficio, per fare spesa al supermercato, per pagare cene al ristorante o in pizzeria. A norma di legge, infatti, i buoni non possono essere cumulabili, cedibili e convertibili in denaro (dunque non si può ricevere il resto). E vanno utilizzati solo nelle ore lavorative per un massimo di un ticket al giorno. Norme già esistenti da qualche anno, ma quasi sempre disattese anche a causa del massiccio utilizzo dei ticket cartacei.



LA TRACCIABILITÀ


Con l’avvento della tracciabilità del buono finisce anche la possibilità di cumularli, visto che per le società erogatrici sarà semplicissimo fornire alle aziende i dati sul loro utilizzo. «Si tratta di una grave violazione alla libertà dei cittadini» – ha detto il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, annunciando i ricorsi. «Il buono pasto è un diritto acquisito del lavoratore, che può essere utilizzato a seconda delle esigenze del momento. Ad esempio se si decide di non pranzare o di portare il pranzo da casa, non è in alcun modo pensabile costringere il lavoratore ad utilizzare il ticket di quel giorno solo per il pasto o per la mensa». Per l’associazione, una volta acquisito il diritto all’utilizzo «di quel buono deve valere sempre e ovunque, anche in modo cumulativo». I buoni pasto oggi sono utilizzati da circa 2,3 milioni di lavoratori (dei quali due terzi sono dipendenti pubblici) in circa 150mila esercizi convenzionati, per un totale di oltre 500 milioni di transazioni annue. Il 70% dei ticket viene utilizzato nella grande distribuzione e solo una minima parte in bar e mense. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero