La Roma ha fatto un gol. Moderno, digitale, solitario per ora: ha conquistato l’home page del sito della Bbc, la televisione inglese proverbiale per il suo equilibrio poco...
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La collaborazione della Roma è con una associazione benefica che si chiama “Missing People” che ha dedicato la sua ragion d’essere al ricercare, e potendo ritrovare, bambini e adolescenti che per una qualche ragione siano spariti dal giardino di casa, dal cortile o dall’aula di scuola. E’ quello il momento clou del social: l’attimo virale da cogliere. E quello ha fatto l’estate scorsa la Roma digitale, perfezionando l’iniziativa con il proporre specialmente la ricerca di bimbi sperduti legati al giocatore in arrivo magari dalla nazionalità. L’annuncio dell’acquisto è il picco del clic. Citano 109 video messi in rete (e poi nascosti, specie in caso di ritorno di chi era scappato a garanzia del “diritto all’oblio” che la rete sempre dovrebbe garantire e quasi mai fa), 12 nazioni interessate all’url, almeno potenzialmente, e cinque persone ritrovate.
PARTE ATTIVA
Che non sarà solo merito della Roma e della sua attività social che l’ha già portata a milioni di followers (e non di quelli comprati un tanto a clic) ma certamente, è anche il giudizio della Bbc, una sua parte attiva in ogni storia la società giallorossa l’ha avuta. Mescolare la popolarità del calcio e la penetrazione della rete, detonatore di tante cose, potrebbe essere una strada per molte iniziative, specie di quelle che vogliono positivamente raggiungere ragazzi e ragazze in età da “sardine”.
La Roma (cioè Paul Rogers) dice la Bbc ha anche un’altra idea: non tenere solo per sé e solo episodico il progetto: c’è anche quello di coinvolgere altre società di calcio a celebrare insieme la giornata dei bambini scomparsi, che è il 25 maggio, e organizzare per quella data una tracimazione sui social calcistici di buona volontà per una campagna a tappeto nel mondo sconfinato del web.
Sarebbe la più bella risposta vuoi del calcio vuoi del web a quel miscuglio che spesso si registra negli interventi degli haters, gli odiatori d’ogni Paese, che sovente esibiscono nell’anonimato del clic le proprie frustrazioni, ignoranze e idiozie, quelli che una volta Enrico Mentana chiamò semplicemente ed efficacemente “webeti”. I bambini tenuti ogni volta per mano prima d’una partita (è bello vedere i campioni che li proteggono dalla pioggia quando cade: Florenzi ne fu esempio domenica), il “baffo rosso” dipinto sulla guancia come guerrieri contro la violenza che troppo spesso travolge e uccide le donne, sono segnali del buon uso che si può fare della popolarità. Il gol di Paul Rogers è un altro di questi. La vita non è chiusa in quattro righe di gesso bianco che delimitano il campo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero