I 38 gradi al sole, perché alla fermata di ombra proprio non ce n’è, dopo 30 minuti diventano insopportabili anche per chi è giovane e in salute. Eppure...
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Atac, la beffa dei bus israeliani promessi e fermi in garage
Roma, raid nel deposito Atac e manutenzione al palo: altri due bus a fuoco
IL DANNO E LA BEFFA
E sulle linee ultraperiferiche, quelle che hanno percorsi esterni al grande raccordo anulare, si può restare anche un’ora fermi, sotto pioggia o sole battente, prima che all’orizzonte si materializzi la sagoma di un mezzo pubblico. A volte anche invano, con il danno che si trasforma in beffa: negli ultimi giorni sono state sospese per lungo tempo, per guasti in serie ai condizionatori, le linee 046 (Anagnina), 064 (Ostia), 075 (Ponte Mammolo), 319 (Tiburtino). Chi attendeva alle fermate, è dovuto tornare a casa o trovare un altro modo di spostarsi. Ma ogni giorno ha la sua “sorpresa”: quando i bus scarseggiano, le corse saltano. E i romani restano a piedi. Anche perché dal 10 giugno è scattato l’orario estivo, e i collegamenti sono stati ulteriormente ridotti.
LE CAUSE
Colpa di una flotta vecchia e sempre più malandata: 12 anni di media - contro gli 8,6 anni medi di Milano, i circa 5 anni di Berlino, i 6 di Londra e i 7 di Parigi - mentre i rinforzi faticano ad arrivare. E i mezzi circolanti si riducono anno dopo anno: complessivamente l’Atac dispone di 1.937 autobus ai quali, per quanto riguarda il trasporto pubblico di superficie, vanno aggiunti 164 tram e 30 filobus. Se nel 2012 ogni giorno, in media, ne uscivano dai depositi circa 1.600, la cifra è scesa a 1.500 tre anni dopo, per poi andare in picchiata: oggi sono 1.300 mezzi di superficie che vengono utilizzati ogni giorno per il servizio. Quasi uno su tre, inoltre, non completa la giornata di lavoro: ai guasti “abituali”, dovuti a età avanzata e scarsa manutenzione, in questo periodo la parte del leone la fanno impianti dell’aria condizionata che non funzionano. Ogni giorno duecento bus interrompono la corsa a causa di problemi ai condizionatori, assolutamente indispensabili con queste temperature. In sostanza, girano quasi 500 mezzi in meno, rispetto a sette anni fa. E così nella Capitale vengono messi su strada anche veicoli di 15 anni, mezzi per cui i malfunzionamenti sono all’ordine del giorno e che impiegano per tante ore gli operai delle officine, alle prese con pezzi di ricambio a volte insufficienti. E i bollettini del servizio fotografano perfettamente la situazione: nel 2016, i mezzi di superficie – quindi bus, filobus e tram – percorrevano 89,3 milioni di chilometri l’anno. Nel 2018 gli stessi mezzi ne hanno macinati 84,9 milioni.
LE SOLUZIONI
La strada maestra, per migliorare la vita di chi si affida al trasporto pubblico, sarebbe rinnovare la flotta. Ma dal 2016 a oggi gli unici bus nuovi effettivamente entrati in servizio sono i 150 ordinati dall’ex direttore generale Marco Rettighieri, nominato nel 2016 dall’allora commissario straordinario Francesco Paolo Tronca e andato via pochi mesi dopo l’approdo di Virginia Raggi in Campidoglio. A luglio dello scorso anno sono stati commissionati altri 227 bus, ma la produzione è in ritardo, e oltre cinquanta di questi mezzi nuovi sono fermi in un deposito a Bologna. E la Capitale continua ad affidarsi a quelli che hanno 5-600 mila chilometri sulle spalle. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero