Quando si dice cominciare col piede sbagliato (sull’acceleratore): al primo giorno di lavoro, due conducenti dell’Atac appena assunti, si sono presentati al volante...
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Tanta clemenza, evidentemente, non è servita: appena montato sul bestione da 12 metri e passa, fatto qualche giretto di prova, l’uomo è stato fermato dagli ispettori che si occupano dei controlli sul consumo alcol e stupefacenti. Ed è risultato positivo all’uso di droga, in buona compagnia con un collega, anche lui appena salito a bordo del colosso dei trasporti romani.
I CONTROLLI
Non sono casi isolati. Anche perché la società della mobilità romana, zavorrata da un debito ciclopico di 1,4 miliardi, ora faticosamente avviata sulla via del risanamento dal presidente e ad Paolo Simioni, ha optato per la linea dura, rafforzando i controlli. Basta pensare che ogni anno oltre 3mila conducenti vengono sottoposti, random, a una visita anti-doping. Tutto a sorpresa, durante il turno, per non lasciare possibilità di fuga a chi si mette alla guida dei bus dopo avere fatto uso di cocaina, hashish o marijuana. Del resto, al di là dei risvolti penali, è una questione di sicurezza: sui bisonti del trasporto pubblico romano, già alle prese coi problemi legati all’età elevatissima della flotta che ora si sta via via rinnovando, viaggiano ogni giorno centinaia di migliaia di persone. Chi si mette al volante ha la responsabilità di decine e decine di passeggeri, a volte centinaia.
Non tutti però sentono sulla coscienza questo onere, evidentemente. Per fortuna ci sono i controlli: da gennaio 2018 a oggi, l’Atac ha beccato 17 autisti che si erano messi al volante dopo avere fatto uso di sostanze varie, dalla coca alla cannabis. Sono stati licenziati, come gli ultimi due, sorpresi praticamente in tandem all’inizio di dicembre, appena montati sul bus dopo il concorsone che ha reclutato 250 nuovi autisti.
Proprio la selezione del 2019, la prima da anni per la municipalizzata romana, ha anche previsto per tutti i candidati un test psico-attitudinale, con tanto di colloquio con un esperto. Un faccia a faccia per capire quanto l’aspirante autista fosse in grado di reagire allo stress, di subire pressioni «in situazioni potenzialmente pericolose». Solo dopo si è proceduto con le prove di guida. Qualche comportamento però può sfuggire, ecco perché poi si è proceduto con l’anti-doping.
IL CASO DEI NETTURBINI
Anche l’Ama, la società dei rifiuti che fa capo sempre al Comune di Roma, prevede controlli anti-droga sui conducenti dei mezzi pesanti. Ma tra i sindacati c’è chi racconta di soffiate sospette e di autisti che, proprio il giorno dell’ispezione, in teoria a sorpresa, si danno malati e sfuggono al test. «Nel sistema dei controlli c’è qualche falla - sostiene Alessandro Bonfigli della Uil Trasporti - ci sono conducenti che si mettono in malattia proprio nel giorno in cui sono previste le verifiche. C’è qualcuno che li avverte in anticipo? Il sospetto viene». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero