Sono documenti scritti, nello specifico alcune mail, ad inchiodare il sindaco Chiara Appendino ad un’accusa precisa di falso in atto pubblico che adesso dovrà provare...
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L’indicazione era già contenuta nella mail inviata una settimana prima dal capo di gabinetto Paolo Giordana al direttore della Direzione finanza del comune di Torino, Anna Tornioni (entrambi indagati in concorso). La mail è ancora più esplicita, il debito viene semplicemente cancellato: «Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse – si legge nel messaggio di posta elettronica - Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto». La mail viene anche girata, per conoscenza, all’assessore al Bilancio Sergio Rolando e alla sindaca Chiara Appendino.
IL GIALLO
Come il sindaco ha provato a spiegare anche nel lungo interrogatorio di ieri sera in procura, all’incirca nello stesso periodo, il comune stava effettivamente concordando con il presidente di Ream, Qualgia, la dilazione del debito, così da riuscire a chiudere con meno affanni i conti del 2016. Proprio per questo, palazzo Civico ha preventivato di restituire tutto entro il 2018. Di qui l’idea, travasata nelle mail, di cancellare dal bilancio per il 2017, la restituzione di quei cinque milioni a differenza dei 19,7 milioni in entrata incassati dall’azienda concorrente di Ream, sempre per realizzare un progetto nell’area Westinghouse.
Un’interpretazione della lege a dir poco elastica che non ha convinto la procura: secondo i pm, nessuna trattativa avviata per posticipare eventualmente la restituzione del debito sollevava l’amministrazione dall’obbligo di indicare i 5 milioni sul bilancio. Anche perché i revisori dei conti in più occasioni avevano chiarito pubblicamente che l’operazione pensata da Giordana non era fattibile. Lo dimostrano le carte. «Soprattutto, non vi era alcuna trattativa in corso tra la città di Torino e la società Ream– si legge nell’avviso di garanzia notificato alla sindaca – avendo peraltro la società, a mezzo del proprio presidente con una lettera del 6 dicembre 2016 rinnovato la richiesta di restituzione della somma di 5 milioni maggiorata degli interessi, auspicando che la stessa possa essere evasa dal prossimo gennaio 2017».
In tutta questa storia c’è persino un giallo. Nella notte a cavallo tra il 3 e il 4 maggio, dopo la maratona per l’approvazione del bilancio, i revisori avrebbero firmato un parere che autorizzava la posticipazione del debito al 2018. Data modificata a penna su un testo stampato. Mesi dopo, gli stessi revisori hanno raccontato che la correzione sarebbe avvenuta a tradimento, tra la confusione e una sigla apposta quasi senza leggere. Ora l’indagine procede a passo svelto. Dopo che è stata sentita in procura la sindaca Appendino, nei prossimi giorni, toccherà all’assessore al Bilancio Rolando e la capo di gabinetto Giordana.
L’AFFARE
Sullo sfondo resta l’affare Westinghouse. Lo scorso 29 giugno Brainscapital, società di consulenza torinese che aveva ricevuto l’incarico di advisor per sviluppare l’operazione, ha sottoscritto un accordo con la società Amteco – Maiora, vincitrice dell’appalto. I lavori, che prevedono lo sviluppo di 10mila metri quadrati con un progetto che prevede la costruzione di un centro congressi da 5mila posti, un centro commerciale e un albergo, partiranno a giorni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero